Nel successo di Bologna c’è, in bella evidenza, la sua firma: le due reti del Napoli al ‘Dall’Ara’ sono ad opera di Hirving Lozano, tornato in grande spolvero dopo un periodo complicato sia sul campo che dal punto di vista personale.
I partenopei ora sono a -4 dall’Inter (che però ha giocato una gara in meno) e il sogno Scudetto non è ancora del tutto sfumato: intervistato dal ‘Corriere della Sera’, l’ex PSV si è mostrato sicuro sulle possibilità di conquista del tricolore, tralasciando la scaramanzia tanto cara al popolo napoletano.
“Dove arriverà il Napoli? Primo. Giochiamo per lo scudetto, non a nascondino. Il campionato è ancora lungo. Ma siamo forti e dobbiamo guardare più in alto possibile, anche se Inter e Milan che vanno veloci. L’Inter? Noi possiamo reggere il confronto, anzi siamo più forti“.
Vacanze di Natale rovinate dalla positività al Covid-19.
“Una sofferenza emotiva oltre che fisica. Il virus è un mostro invisibile che ti prende la testa. Ero in Messico e avrei voluto trascorrere il Natale in famiglia; invece sono stato chiuso in camera tra mille paure. Mi sono ripreso, non ho smesso di lavorare e i risultati si stanno vedendo”.
A luglio il grave infortunio all’occhio durante Messico-Trinidad & Tobago di Gold Cup.
“Momenti di terrore, il dolore era fortissimo. Ho temuto di perdere l’occhio. E non volevo rassegnarmi all’idea che non avrei più potuto giocare a calcio. I medici sono stati tempestivi e rassicuranti, poi mi hanno rivelato che il mio occhio era stato a rischio. Una paura che mi sono portato dentro per tanto tempo: la ferita bruciava e ad ogni contrasto temevo il peggio”.
Infine una panoramica sugli allenatori che hanno avuto modo di lavorare con lui a Napoli.
“Se consideriamo il numero di partite giocate, siamo più o meno lì. Ancelotti mi ha accolto, con Gattuso all’inizio è stato difficile, poi ci siamo capiti, è andata meglio. Spalletti è il motivatore, l’allenatore di grande esperienza che non soltanto ti dice che bisogna lavorare, ma è il primo a farlo. Mi rimprovera, ma capisco che vuole spronarmi. So anche io che posso dare di più, devo farlo per me stesso e per questa maglia che indosso. ‘Fai il diablo’, mi dice. Devo aggredire l’avversario”.