Nell’intervista a Cronache di spogliatoio, Mattia De Sciglio si è sfogato parlando del suo declino al Milan: “Nessuno ti prepara al baratro. Ho iniziato ad avere problemi fisici che mi hanno condizionato, trascorrendo un anno e mezzo con un minutaggio al ribasso e incostante. Non ho avuto problemi gravi, tutti stop di qualche settimana: tornavo, e dopo due partite mi fermavo nuovamente. Sono iniziate le critiche della stampa e dei tifosi. Mi hanno ferito, facevano male. Ero passato dal paradiso all’inferno“.
De Sciglio continua: “Si era creata un’immagine distorta, e anche quando facevo delle partite positive, saltava fuori un pretesto per attaccarmi. Mi chiedevo: ‘Perché?’. Non sono mai stato uno sopra le righe, che si fa vedere in giro per Milano a far serata. Mi sono chiuso in casa. Vivevo in un vortice di pensieri negativi, dove mi sentivo in difetto anche nell’andare a cena con la mia fidanzata a metà settimana, oppure portare fuori mia madre. Mi sentivo sbagliato nel farmi vedere fuori. Mi mancava la felicità. Faticavo a sorridere. Chiuso, in casa, a pensare che godersi la vita fosse un eccesso che per niente al mondo mi potevo permettere. A pensare che forse, sentirmi sensibile e fragile, fosse un lusso per questo mondo”.
De Sciglio ha concluso parlando del suo rapporto con Allegri: “Non sono il suo figlioccio. Il nostro è uno dei rapporti allenatore-giocatore più iconici degli ultimi anni, ma lui non mi ha mai favorito. Certo, ciò che è vero, è che tra noi è nato un legame speciale. Lui mi ha fatto esordire, lui mi ha visto cadere, lui mi ha visto rialzarmi. Credo che Allegri mi conosca per quello che sono, un ragazzo genuino, educato, disponibile. Il nostro rapporto di confidenza, spesso enfatizzato, ha creato una fiducia reciproca. Pretende tanto da me, e sono uno di quello che massacra di più perché mi vuole bene e conosce le mie qualità”.