Criticando la gestione di Joan Laporta, Ronald Koeman ha affermato che il Barcellona è intrappolato nella propria storia mentre il calcio si evolve al di là della sua identità in campo.
L’ex allenatore del Barcellona sostiene che Laporta gli abbia fatto pressioni inutili prima di essere licenziato nell’ottobre dello scorso anno.
L’avvicendamento di Xavi al posto del 59enne faceva parte della narrazione secondo cui il club, in difficoltà finanziarie, sarebbe tornato alle proprie radici sia in campo che fuori, come parte del secondo mandato di Laporta come presidente del club.
In un’intervista rilasciata a Esport3, Koeman ha suggerito che un tale sentimento è in definitiva impraticabile e ignora l’evoluzione del calcio, difendendo al contempo le proprie scelte tattiche alla guida dei blaugrana.
“Sono favorevole a dominare il gioco”, ha detto. “Se si gioca con tre difensori centrali, non si può dire che sia un sistema difensivo. Con questo sistema per tre o quattro mesi abbiamo giocato le migliori partite degli ultimi anni. L’esempio più lampante è stata la finale di Copa del Rey del 2021 contro l‘Athletic. Il Barcellona vive nel passato, dal 4-3-3 al Tiki-taka. Il calcio è cambiato. Ora è più veloce, più fisico. Non si può vivere nel passato. Se hai Xavi, Iniesta… e Messi, che tra l’altro mi hanno portato via. È stato molto difficile da accettare”.
Koeman ha anche accennato al peso che si è tolto dalle spalle dopo il suo licenziamento, soprattutto nel contesto in cui ha lasciato la nazionale olandese per assumere la guida del Barcellona in un periodo di grandi sconvolgimenti finanziari e politici del club.
Laporta è stato eletto presidente del Barcellona tre mesi dopo la sostituzione di Koeman con Quique Setien nel 2020.
Koeman, che dopo i Mondiali di quest’anno prenderà il posto di Louis van Gaal alla guida dell’Olanda, sottolinea come la sua vita sia migliorata dopo aver lasciato la Catalogna:
“Andarsene è stata un po’ una liberazione”, ha detto. “Era un momento difficile per il club, senza un presidente e con i dubbi di Laporta sull’allenatore. Uno vuole fare l’allenatore e sa che se non vince ha dei problemi. Ho fatto uno sforzo, ho lasciato la nazionale e se succedesse di nuovo, lo rifarei. Non me ne pento. Come presidente, puoi sempre avere dei dubbi, ma se li dici al pubblico, tutti dubitano. È stato un grosso errore da parte sua”.