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Ancelotti si racconta: “Per vincere servono bravi calciatori”

L’allenatore madrileno: “In panchina sono agitato prima di ogni partita, nei 90′ non mi rilasso mai”.

Tanti anni su una panchina e tanti successi (è il solo ad aver vinto 4 Champions League e i 5 principali campionati europei) hanno reso Carlo Ancelotti icona del mestiere: "Se vuoi vincere, è meglio avere grandi giocatori e un allenatore scarso, perché se hai giocatori scarsi non vinci. E' meglio vincere giocando bene che perdere giocando benissimo" racconta a Che tempo che fa "Prima di una partita vivo uno stato di malessere fisico, con aumento della sudorazione e del battito: capita da 1200 panchine e mi succede tutte le volte, ma quando si inizia a giocare la preoccupazione passa. Momenti di tranquillità però in panchina non ci sono, neanche sul 3-0 e io lo so bene. Adesso non si può nemmeno esultare col Var, dobbiamo aspettare e il momento di felicità se ne va".

L'allenatore di Felegara racconta l'esperienza di giramondo, tra grandi maestri e stelle da gestire: "Parlo bene inglese e spagnolo, benino il francese, ma il tedesco non l'ho imparato e ora me lo sono scordato. Liedholm a livello caratteriale mi ha impressionato molto per la calma, l'ironia e la tranquillità, era molto simpatico. Sacchi a livello tecnico è stato un innovatore. I compagni più forti sono stati Baresi, Maldini e Van Basten, i giocatori migliori che ho allenato Cristiano Ronaldo, Ronaldo, Ibrahimovic, Benzema, Drogba, Vinicius".

Le battue conclusive sono su Ibrahimovic e il futuro al Real: "Ibrahimovic è il numero uno, dietro la maschera arrogante è altruista e un gran professionista. Se voglio fare il nonno? In panchina a Madrid sto bene".

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