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Qatar 2022, c’è chi dice no: anche Codacons si unisce alle proteste e lancia il boicottaggio

L’associazione dei consumatori lancia una petizione ma è solo l’ultima, in ordine di tempo, a protestare contro la kermesse asiatica

“Lesione dei diritti umani, migliaia di lavoratori morti, corruzione, costi spropositati per i tifosi, enorme spreco di risorse. Chiediamo a tutti un piccolo gesto che può valere molto, spegniamo la Tv e manifestiamo per i diritti umani”. Questo è l’incipit del comunicato diffuso nella giornata odierna dalla nota associazione consumatori.

Il Codacons ha deciso, dunque, di lanciare una petizione volta a boicottare i prossimi campionati del mondo di calcio, sottolineando ben sei motivazioni: la condizione dei lavoratori nei cantieri qatarioti e le morti stimate in 6.500; le accuse di corruzione verso i rappresentanti ed ex rappresentanti della Fifa; la riprogrammazione della stagione sportiva per far spazio ad un mondiale “invernale”; il tema dei diritti LGBTQ+ e l’omossesualità considerata un crimine in Qatar; gli altissimi costi che i tifosi sono tenuti a sostenere per seguire la propria nazionale; lo speco di risorse nell’organizzare un evento mondiale in mezzo al deserto.

Ma il Codacons non è l’unico a storcere il naso verso Qatar 2022. In Germania la protesta è particolarmente sentita e sugli spalti degli stadi della Bundesliga sono apparsi striscioni inneggianti al boicottaggio a Dortmund, Amburgo, Friburgo, Colonia, solo per citarne alcune. In Belgio sono sempre più numerosi i pub che non trasmetteranno le partite per protesta, mentre in Inghilterra un birrificio indipendente si è “proposto” come anti-sponsor.

E poi ci sono quelli che il boicottaggio lo fanno direttamente giocando il mondiale: la nazionale danese ha scelto di boicottare i mondiali pur partecipandovi, attraverso due iniziative. La prima riguarda le maglie che saranno utilizzate dalla squadra durante la competizione: nessun logo in vista, design essenziali, e la terza casacca addirittura nera in segno di lutto. Come a voler dire “noi ci siamo, ma è come se non ci fossimo”. Hummel, l’azienda che ha realizzato le maglie, le ha presentate su Twitter scrivendo: “Questa maglia contiene un messaggio. Non vogliamo essere visibili durante un torneo che è costato la vita a migliaia di persone. Supportiamo fino in fondo la nazionale danese, ma non sosteniamo la scelta del Qatar come nazione ospitante”. I giocatori danesi poi, partiranno per il Qatar senza le proprie famiglie. “Non vogliamo contribuire ai profitti del Qatar. Pertanto abbiamo ridotto il più possibile le nostre attività di viaggio”, ha fatto sapere la Federazione calcistica della Danimarca, intenzionata a portare quante meno corone danesi possibili nelle casse dell’emirato.

Infine ci sono cantanti, politici, attori, sportivi, ex calciatori, insomma, il mondiale del Qatar rischia di lasciare dietro di se moltissime polemiche.

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