Da sfida-scudetto a disfatta . Questo, nell'ottica della Juventus , il clamoroso esito della gara del Maradona, anticipo di lusso della 18ª giornata di Serie A che si è concluso con il fragoroso successo della capolista Napoli , vittoriosa per 5-1 in un match destinato a segnare una svolta nella stagione di ambo le squadre ben oltre il solco di 10 punti descritto dalla classifica e a entrare nella storia della Juve, che non subiva cinque gol in una gara di campionato da 29 anni e mezzo, dal 5-1 di Pescara del maggio 1993.
Reduce da una serie di otto vittorie consecutive in campionato senza gol al passivo, la squadra di Allegri si era presentata con il sogno di infliggere alla formazione di Spalletti il secondo ko nel primo scorcio di 2023, dopo quella contro l'Inter, per reinserisi nella lotta per il titolo. Nulla di tutto questo, dal momento che la superiorità del Napoli è stata schiacciante per quasi tutta la durata dell'incontro, complici le infelici scelte di Allegri, che schiera un 3-5-1-1 che taglia fuori dal gioco Chiesa, di ritorno dall'inizio un anno dopo il grave infortunio al ginocchio, e non dà comunque certezze a una difesa "abbandonata" dal peggior Bremer della stagione ed esposta alla ritrovata vena di un Khvicha Kvaratskhelia imprendibile e di un Victor Osimhen che banchetterà senza pietà negli ampi spazi lasciati dai centrali juventini, non adeguatamente protetta da una mediana che pressa solo a tratti e che non riuscirà neppure ad assistere una fase offensiva a lungo inesistente.
Paradigmatica l'azione del primo gol, al 14', quando, su cross del liberissimo Politano, Kvaratskhelia ha tutto il tempo per inventarsi una sforbiciata nel cuore dell'area respinta da Szczesny, che però non può nulla al tap in di Osimhen che pone fine all'imbattibilità del portiere polacco dopo 641 munuti e quella della Juve dopo 731.
La Juve si scuote solo con un guizzo di Di Maria che finisce sulla traversa, la gara si fa più equilibrata, ma ogni attacco del Napoli è un pericolo e al 39' arriva il raddoppio: buco clamoroso di Bremer su Osimhen e assist per Kvaratskhelia che ritrova il gol, ma non chiude la partita, perché Allegri cambia assetto disegnando un 4-4-2 che avvicina Chiesa alla porta. Tanto basta per trovare al 42' il gol del 2-1 con Di Maria, che imbuca approfittando di un errore di Kim su sponda di Milik e allo scadere serve un miracolo di Meret per evitare il goffo autogol di Rrahmani e al Napoli la beffa di andare all'intervallo in parità.
Tutto fa pensare a un secondo tempo incerto , ma non sarà così: la Juve si scioglie in coincidenza dell'infortunio di Locatelli, colpito involontariamente al volto da Osimhen. L'ex Milan va a farsi curare a bordo campo, il cambio con Paredes tarda e al 10', con la Juve in 10, sugli sviluppi di un corner Rrahmani infila il 3-1 con un gran destro su corner del solito Kvaratskhelia, dopo che a inizio ripresa Elmas aveva sostituito l'infortunato Politano.
A questo punto la Juventus perde il confine tra un ko netto, ma onorevole, e l'umiliazione, subendo altre due reti che fanno scoppiare la festa anticipata al Maradona e regalano brutti pensieri ad Allegri per il resto del campionato: al 25' segna ancora Osimhen, su ennesimo errore di Bremer, che rilancia addosso a Mario Rui favorendo un nuovo assist di Kvaratskhelia, mentre al 27' il pokerissimo è di Elmas dopo aver scherzato Kostic.