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Berlusconi, Moratti: “Ho preso l’Inter per sfidare quel Milan”

L’ex presidente nerazzurro: “Avevamo una visione differente, ma entrambi desideravamo rendere la gente felice”.

'Giornale Radio' ospita il ricordo di Silvio Berlusconi a firma Massimo Moratti, che ha a lungo condiviso emozioni in una Milano calcistica che non apparteneva a businessman stranieri, né fondi. 

"Una presenza forte che ha inciso nella vita di tutti gli italiani: ha cambiato la politica e il calcio, che uno ne condividesse le idee, oppure no; fa strano pensare che oggi non ci sia più" esordisce il presidente dell'Inter dal 1995 al 2013 "Mi ha invogliato in parte a prendere l'Inter, a suo modo: gli domandai quanto fossero le perdite annuali, rispose una cifra astronomica che poi scoprii vera; mi venne voglia di competere con lui e con un Milan che vinceva tutto. Eravamo differenti: lui era più preciso nell'organizzazione, amava occuparsi della tattica, ma tutti e due volevamo soprattutto rendere la gente felice"

Questo il primo incontro tra di loro, anche se il filo 'rossonerazzurro' che lega le famiglie risale a un passato più lontano: "Venne a trovare me e mio padre in ufficio, chiese informazioni sulla Sardegna: una volta mi invitò a casa sua per ragioni politiche, voleva fare qualcosa insieme; fu molto gentile, uno show all'altezza della sua personalità. Era sempre interessante incontrarlo: era vivace. Abbiamo sempre discusso in maniera rispettosa anche su temi in cui avevamo idee differenti. Sua mamma aveva lavorato con papà, era stata una segretaria importante: era carino ricordare questa cosa assieme, si diceva prima di prendere il Milan fosse interista per l'amore di sua mamma, ma il padre era milanista; si può dire di tutto..".

Gli ultimi ricordi: "Ci siamo visti l'ultima volta alcuni anni fa, un premio ricevuto nel 2017 ci portò fortuna negli anni successivi; non abbiamo mai conteso un calciatore, una volta con Galliani pensava volessimo un giocatore, ma non ne eravamo interessati. Abbiamo visto alcune partite del Milan assieme, prima che io prendessi l'Inter: quando c'erano gli olandesi si vedeva che si divertiva un mondo, era felice. Il calcio è cambiato, ha troppi costi: le grandi squadre appartengono a fondi, o emiri. Non ci sono più le famiglie, è un approccio molto economico, anche se la passione bene o male arriva pure a loro. Noi non pensavamo ai soldi".

 

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