Sulle colonne de 'La Gazzetta dello Sport' Arrigo Sacchi invita gli operatori di mercato a seguire una logica nell'assemblare la nuova squadra: "Secondo una consuetudine che si è consolidata lungo gli anni, come comincia il mercato scatta la corsa agli attaccanti: la punta è il fiore all'occhiello da presentare ai tifosi; l'Inter va all'assalto di Lukaku, il Milan pensa alla punta centrale, e così la Roma e all'estetro. Sono operazioni condivisibili se si rispetta il bilancio, ma mi preme sottolineare che è altrettanto importante avere un gioco in attacco che metta il nuovo acquisto nelle condizioni di fare gol".
La considerazione di partenza che non si dà per scontata è la dimensione 'collettiva' dello sport più amato dagli italiani, così contrastante con il loro modo di essere: "Spesso noi italiani ci dimentichiamo che il calcio è un gioco collettivo e che tutti e undici i ragazzi che scendono in campo devono contribuire a costruire la manovra, ad arginare quella avversaria e a creare emozioni al pubblico: già è difficile fare andare d'amore e d'accordo tante persone, in Italia ha il sapore di una vera e propria impresa perché siamo individualisti e il gioco di squadra sconosciuto. Ho vinto il campionato quando Van Basten è stato spesso fuori: assieme a Gullit e Virdis in attacco utilizzavo spesso Massaro, che era bravissimo nei movimenti senza palla, e Virdis in quella stagione fece 11 reti. Ne realizzò uno all'Inter dopo aver pressato Passarella e al 90' Altobelli mi fece i complimenti – Sei un grande, hai convinto Virdis a fare pressing. Le grandi squadre hanno un gioco: gli allenatori servono a quello".
Un 'discepolo' di Sacchi, Guardiola, ha dato l'esempio di quanto nel calcio l'idea sia centrale: "Guardiola ha vinto con il centravanti e senza il centravanti: c'è riuscito perché il gioco rappresenta la base delle sue idee. Adesso prova a mettere Haaland nelle condizioni migliori per battere a rete, ma al Barcellona rinunciò a un centravanti 'strutturatoì. Il calcio moderno impone ai giocatori di essere, con o senza pallone, in posizione 'attiva'; i centravanti hanno l'obbligo di farsi trovare sempre pronti al suggerimento in ogni posizione del campo, a volte dettando il passaggio con movimenti in profondità oppure venendo incontro ai compagni per cercare un triangolo".
La controprova è Mister Sarri: "Maurizio mette sempre i suoi centravanti nelle condizioni di segnare; nel Napoli Higuain ha fatto il record di reti e Mertens, dopo l'infortunio di Milik, ha segnato con regolarità. Il segreto? C'era un gioco che supportava la loro azione, c'era la trama. Il calcio è in fondo come un bel film: puoi avere gli attori più bravi del mondo, ma se il copione non è all'altezza si rischia il fiasco".