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Italia, Sara Gama rilancia il suo sogno azzurro: “Pronta a dare una mano”

Il capitano escluso dal Mondiale: “Avrei regalato esperienza, stavo bene fisicamente. Continueremo il cammino, ma serve gente con conoscenze, posso fare pure la dirigente”.

La 34enne Sara Gama, che ha esordito nel 2006 con la Maglia della Nazionale, ha accettato senza eccedere in polemiche la decisione del CT Bertolini di non inserirla nella lista per il Mondiale, ma rivela quanto sia ancora ferita a 'La Stampa': "Non davo le cose per scontate, ero a disposizione: stavo bene fisicamente perché avevo giocato con continuità nell'ultimo periodo, rimanere fuori mi ha amareggiata. Potevo essere utile in campo, in panchina e nello spogliatoio: 130 partite con la Maglia Azzurra, compongono quell'esperienza che mi ha portato a non reagire alla decisione dell'allenatore per non nuocere al gruppo. Sì, è mancata la leadership, ma non solo: è un peccato perché i risultati positivi generano entusiasmo, abbiamo perso una occasione".

Se il cammino del calcio femminile in Italia è ancora lungo ed è stato interrotto dalla 2a spedizione complicata, dopo lo scorso Europeo, ci sono pilastri ove appoggiare le ambizioni e il futuro: "Per andare avanti servono progettualità, idee precise che consentano di stare al passo e persone competenti: in merito alla lettera alla Federazione, conosco le mie compagne, anche se parlare a caldo non è la soluzione. Nella Colombia ho rivisto le energie che hanno caratterizzato il nostro Mondiale in Francia, il calcio cresce in ogni dove, forse oltre le aspettative: l'Italia ha chiuso la fase pionieristica, è la seconda manifestazione in cui non facciamo bene; siamo ancora in crescita, ma non abbiamo espresso il nostro potenziale. Dobbiamo lavorare: è la legge dello sport, quello che hai fatto prima non basta. Alcune ragazze che hanno giocato, o giocano, nel nostro campionato hanno fatto bene al Mondiale, i nostri Club si comportano bene nelle Coppe Europee: aumentiamo la visibilità per rendere il professionismo più sostenibile, a partire dalle infrastrutture".

"Non mi interessa se sia uomo, o donna: è importante che abbia conoscenze e sappia parlare di calcio, il calcio è una lingua comune, il genere regala stile diverso; da anni gioco in difesa e faccio parte del Consiglio Federale, sono vice-presidente dell'AssoCalciatori, sono pronta a fare la dirigente per dare una mano ai colori azzurri" sono le riflessive conclusive che cingono panchina ed organigramma dirigenziale azzurri.

 

 

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