Dopo aver retto il timone della Serie C a lungo, Francesco Ghirelli è passato a ricoprire l'incarico di vice-presidente della Figc da un anno e le sue riflessioni sul calcio a 'Il Corriere della Sera', sono un profondo monito: "Siamo stati il campionato più bello del mondo, condizionato da un tarlo; si reggeva sulle plusvalenze. I nodi sono venuti al pettine, non abbiamo voluto cambiare, né riformare: ogni stagione perdiamo un miliardo e 300 milioni di euro, la Nazionale ha 'bucato' due Mondiali, i giovani calciatori sono sempre meno, le strutture sportive carenti e gli stadi obsoleti, I migliori giocatori se ne vanno, i nostri Club prendono un terzo in meno di diritti televisivi rispetto a chi è nei bassifondi inglesi e intanto le tv a pagamento hanno scoperti gli altri sport e così per esempio il tennis ha più canali del calcio".
Il calcio è in crisi per non aver tenuto il passo delle generazioni, ma c'è spazio per risalire la corrente: "Ecco il perché, il tennis ha rubato l'emozione, c'è più competizione, il risultato non è scontato e nuovi personaggi emergono; da noi se proponi i playoff o la nuova Coppa Italia ti additano come un alieno, tutto è finalizzato all'incasso. Dobbiamo essere realisti e stare al passo con i tempi: i ragazzi preferiscono gli highlights, l'attenzione verso un evento sportivo è stimata in quattro secondi. Il calcio o cambia, o in un decennio diventerà sport per anziani: serve un progetto concreto di sviluppo a livello giovanile, occorre potenziare infrastrutture e centri sportivi, rifare gli stadi, lavorare sulla formazioni assieme a scuole e università".
E' l'estate della Saudi League epicentro del mercato e delle televisioni, fenomeno da provare a intercettare senza rare populismo: "L'invasione araba? Fanno ciò che facevamo noi, comprano giocatori bravi, costruiscono stadi efficienti, investono: invece di criticare, potremmo governare la transizione con curiosità, senza toni superiori, né visioni retrograde. Il dossier per la nostra candidatura agli Europei era a rischio, siamo i più arretrati quanto a stadi, uno status quo che accettiamo e ciò mi rode. In Serie C la riforma dei campionati è servita a combattere la crisi, ma in Italia si ha paura del nuovo: la finale Palermo-Padova sembrava il Superbowl".