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Croazia, anche Modric è in discussione: c’è chi vorrebbe pensionare l’ex Pallone d’Oro

Il centrocampista a 38 anni sta deludendo: “Deve riposare”

Neuruppin — In Croazia c’è chi spera de mori’ prima. Il giorno si avvicina e pochi sono pronti ad ammetterlo: più prima che poi, la nazionale dovrà fare a meno di Luka Modric. Nel coro di chi chiede di non accelerare i tempi, s’insinuano i rottamatori, pattuglia sempre meno sparuta e sempre più rumorosa, guidata dagli ex calciatori Tomislav Ivkovic e Josko Jelicic. Come nella favola del Re nudo, dicono in tv quello che tutti vedono, ma che fingono di ignorare: nel calcio, trentotto anni sono tanti per chiunque.

“Deve riposare”

Se la Spagna è riuscita a sostituire Xavi e Iniesta, anche noi sapremo fare a meno dell’uomo della provvidenza, cominciano a dirsi i 3,8 milioni di ct croati. E proprio nell’anno in cui il suo dominio in nazionale diventa maggiorenne — la prima convocazione di Modric coi grandi risale al 1° marzo 2006, amichevole vinta per 3-2 con l’Argentina — si inizia a invocare la necessità di «farlo riposare». Un’espressione di rispetto ieratico, usata all’avvicinarsi del tramonto per tutti i venerabili, dai direttori d’orchestra ai papi. E così anche Modric, che sul campo di pallone è stato entrambe le cose, direttore d’orchestra e papa, presto dovrà fare i conti con il riposo sommessamente auspicato dai discepoli.

Domani partirà titolare

Il ct Dalic non ha dato indicazioni di formazione, ma è probabile che domani a Lipsia contro l’Italia Modric partirà titolare ma non giocherà per più di un’ora. Intorno a sé non troverà il fedele scudiero di una vita Brozovic, rallentato da dieci mesi di non-allenamento saudita, ma le facce di ragazzi che hanno aspettato abbastanza. Magari il forte Luka Sucic, 21enne del Red Bull Salisburgo che piace all’Atalanta. Quasi sicuramente Mario Pasalic che all’Atalanta c’è già, di anni ne ha compiuti 29 (uno meno di Kovacic) ma sembra un ragazzino, nella più gerontocratica delle nazionali. È toccato a lui presentarsi in conferenza stampa, per dire che «Scamacca è un top player e Spalletti è il re della tattica». Precisando subito: «Come altri allenatori italiani», che Gasperini sente tutto e guai a farlo incazzare.

Anche Perisic in discussione

Italia e Croazia erano insieme nel girone anche all’Europeo 2012. Dell’undici titolare azzurro di allora sopravvive in campo solo Balotelli, oggi all’Adana Denispor. Della formazione base croata, oltre a Modric, gioca ancora Perisic, idolo di un popolo che ha accompagnato all’argento in Russia, alle semifinali in Qatar e alla finale in Nations League. Ma anche a lui c’è chi chiede di farsi da parte, dopo la faticosa partita con l’Albania «Bene, bravo, ma basta. Come terzino sinistro abbiamo Gvardiol», dice un giornalista di Zagabria, che pure Perisic lo ha in foto come sfondo del desktop, nella sala stampa del ritiro croato a Neuruppin, paese sul lago di Rupper See, gioiello prussiano e per quarant’anni eremo per l’intellighenzia comunista di Berlino. Anche qui, insieme alle Bmw dipinte a scacchi bianchi e rossi, i tifosi hanno portato la pudica voglia di nuovo che si è diffusa sulla sponda est dell’Adriatico dopo la sconfitta per 3-0 con la Spagna. Il sapore della primavera croata, che porterà a un cambio della guardia, dipenderà dal risultato di domani.

Se la Croazia dovesse vincere, il passaggio di testimone sarà trionfale, da retorica della vecchia Jugoslavia. Altrimenti sarà velato di quella malinconia che unisce Neuruppin alla costa dalmata. I maxi centri sportivi dell’ex Ddr, restaurati e ancora efficienti, e le colonie estive di Tito, trasformate in hotel a quattro stelle. «Sucic deve giocare. Lui è il futuro e indietro non si torna», dice brindando a mezzanotte un signore panciuto, pochi capelli e tanto fervore. Addosso ha la maglia di Suker al Mondiale 2002, che probabilmente gli andava bene diecimila birre fa. Se si è ritirato Sukerman, argomenta, possono farlo tutti. «Modric è diverso. Modric! Il più forte di sempre. Lui ci salverà», risponde in buon italiano la donna che gli ha servito l’ennesima media, titolare di un baracchino sul lungolago, proprio di fronte all’attracco dei bateaux-mouches. Per rafforzare il concetto, serra le dita della mano a carciofo e le bacia, con uno schiocco rumoroso. «Deve segnare Modric. Deve farci vincere questo Europeo, poi vada pure in vacanza». Che a chiamarla pensione, fa troppo male.

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