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Conte ha già stregato Napoli, il decalogo del condottiero

Da “non posso promettere vittoria ma serietà” a “non sono venuto a vendere aria fritta e nemmeno a fare la statuina del presepe”, così il nuovo allenatore ha subito conquistato la città

Il primo sorso di Conte fa sempre strabuzzare gli occhi e infiammare le budella. Non poteva sottrarsi Napoli alla veemente fascinazione: il personaggio è forte, passionale, magnetico, teoricamente perfetto per il contesto. Un impatto “agghiaggiande” tra luci stroboscopiche e musiche a palla (e De Laurentiis ha ceduto la scena in silenzio, presupposto per la convivenza). Un debutto che già illustra il decalogo del condottiero.

1) «Non posso promettere vittoria ma serietà, una parola sottovalutata».

2) «Il mio Napoli avrà una faccia incazzata».

3) «Sono qui perché Napoli mi ha fatto sentire qualcosa in pancia».

4) «Dobbiamo diventare di nuovo un’alternativa alle solite note».

5) «Sono un uomo del Sud e il Napoli rappresenta il Sud: per me è un ritorno a casa».

6) «Cerchiamo di fare in fretta, non ho tanta pazienza».

7) «Decido io chi va e chi resta: mi sento un manager, altrove poteva dare fastidio» (Ibra, tiè).

8) «Ho posto il veto assoluto alla partenza di Kvara, Di Lorenzo, Lobotka e Anguissa, che resteranno certamente. Invece Osimhen aveva accordi precedenti con la società, che io ho accettato».

9) «Nell’ultimo campionato il Napoli ha incassato 48 gol, decima peggiore difesa, e addirittura 27 in casa. Cominceremo a lavorare da qui».

10) «Non ho paura, non sono venuto a vendere aria fritta e nemmeno a fare la statuina del presepe».

Antonio Conte non piace a tutti, ma non inganna e quasi sempre vince. Ha spigoli che a volte feriscono non solo gli avversari, ma pure chi gli lavora accanto, «però con lui sono 10 punti in più a stagione» (Chiellini dixit). È un frullatore, una centrifuga, un minipimer: alla lunga logorante, ma subito galvanizzante. I punti fermi del primo discorso della corona rassicureranno la piazza: Kvara e il capitano restano, come conferma il presidente. Tutto il resto sarà un mazzo quadro.

Dopo il già proverbiale “amma faticà” («Su questo non dovrà batterci nessuno»), Conte ancora si diletta in dialetto: «Scurdammoce ô passato, questo sì, ma il dolore dell’ultima stagione dobbiamo portarcelo dentro». Più dei moduli, dogma che per fortuna l’Europeo sta un po’ esorcizzando, a Conte interessa l’equilibrio: non ha mai amato il troppo, né per i gol fatti, né per quelli presi, lui è il guru del gruppo come assoluto naturale. Chi mi ama mi segua. «Ma non puoi non amarlo e non buttarti nel fuoco per lui» (ancora Chiellini dixit). Se allenatore e presidente non si divoreranno a vicenda, Napoli si divertirà assaje.

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