BERLINO — “Giocheremo a quattro dietro. Fagioli? Bisogna avere il coraggio di dare spazio a chi merita”. Così, nell’intervista tv con Sky, il ct azzurro Luciano Spalletti annuncia le mosse per il match decisivo contro la Svizzera, sabato alle 18 all’Olympiastadion di Berlino. Senza Dimarco, che ha avvertito un riacutizzarsi della botta al polpaccio presa contro la Spagna, non ha molto senso replicare la difesa a tre vista contro la Croazia. Semmai il dubbio poteva essere Bastoni, che nelle scorse ore ha avuto la febbre e non si è allenato. “Ci ha fatto tirare un bel sospiro di sollievo. Ma va visto domani, ha avuto la febbre stanotte, poi ha fatto il primo allenamento ed è stato meglio”.
Spalletti: “Dobbiamo fare meglio, basta cali di tensione”
In conferenza stampa, poi, Spalletti esplicita quello che pensa di questa partita: “Non so se sia la partita spartiacque. Per rendere evidente ciò dobbiamo fare di meglio di quello visto fino adesso. Questa qualificazione si sentiva moltissimo. Era stato un sorteggio difficile, si è visto che i calciatori lo hanno un po’ subito, come l’ho subito anche io. Ora mi aspetto di vederli più sciolti. Non puoi fare calcoli o valutazioni, che a volte ti condizionano. Devi agire. Per forza. Al turno successivo ci si va se si vince”. Ma per farlo serve un cambiamento radicale: “Dobbiamo renderci conto che non possiamo permetterci quei cali di tensione avuti all’inizio dei secondi tempi. Ora il livello lo devi esibire sempre. E a livello psicologico, di personalità, mi aspetto di più”.
Scamacca o Retegui l’unico dubbio
Formazione praticamente fatta, per il ct. Con Fagioli, 4-3-3 e difesa decisa: “Al posto di Calafiori giocherà Mancini, lì ci serve un estro”. Più difficile invece scegliere il numero 9: “Scamacca è bello chiaro come calciatore. Gol lo può fare in ogni momento, ha qualità, estro, guizzi che ti sbranano. Ha un tiro che faccio fatica a trovare un altro che ho allenato con un tiro così. Non fai in tempo a scansarti se ti tira addosso. Fa più fatica a essere continuo, a essere collegato. Gioca? È da vedere. È l’unico dubbio che ho. C’è da fare altre valutazioni. Sia lui che Retegui faranno parte della partita, c’è da vedere chi far giocare prima. Sono differenti, ma entrambi forti”.
Rigoristi? Tutti bravi in allenamento…
La prima a eliminazione diretta chiama ovviamente l’incubo rigori. Ancora di più la Svizzera, contro cui Jorginho ne ha sbagliati due che ci sono costati il Mondiale in Qatar. Spalletti dribbla la richiesta sulla lista dei tiratori: “Il rigorista è quello che riesce a gestire l’emozione nel momento, quando capita. Per allenarli davvero bisogna creare un po’ qualcosa dentro, che dia un po’ di difficoltà emotiva, prima di batterli. Quando li batti a fine allenamento sembravano tutti rigoristi. Poi magari fai la partitina e a uno che sta per battere la rimessa laterale dici: no, rigore: e già vedi qualcosa di diverso, con la tensione della partitina. Ma noi faremo di tutto per provare a vincerla la partita. Il cliente è scomodissimo e lo sappiamo”.
Italia, ritorno a Berlino
Per l’Italia è la prima volta all’Olympiastadion dopo la finale del 2006 e il trionfo Mondiale. “Tutti ricordano la finale di Berlino. Sul pullman con noi c’è Buffon, di quella finale ha parlato con tutti noi, ci ha fatto rivivere quell’emozione che abbiamo vissuti da casa. Sappiamo che abbiamo questo confronto da onorare, esserne all’altezza. È una responsabilità maggiore”. La ricetta? “Noi andiamo a mettere tutti gli elementi possibili per stimolare i giocatori. Un livello di impegno sempre costante, alla lunga premia. Perché la somma dell’impegno ti fa essere di un gradino superiore. O almeno, io conosco solo questo di modo di fare. Devo essere credibile, colpire al cuore il calciatori, che riconoscano che quello che dico sono cose giuste. Domani vedremo se è questo il momento di raccogliere tutto questo impegno”.