BERLINO — Nella galleria delle disfatte della Nazionale, ormai numerose quanto i successi, questa batosta berlinese è forse la più frustante, perché l’orizzonte sembra grigio. Umiliati dalla Svizzera, i campioni d’Europa uscenti chiedono scusa agli italiani prima di andare in vacanza, proprio mentre il torneo vero inizia. Ma il mea culpa non chiude la questione: arriva in coda a due Mondiali mancati, distrugge la retorica dell’Europeo salvifico e completa, essendosi consumata la sconfitta all’Olympiastadion teatro della finale 2006, la combustione dei propri miti, inaugurata nel 2017 contro la Spagna al Bernabeu, lo stadio del trionfo dell’82.
«la cronaca della partita»
Gli uomini di Spalletti
La Svizzera, che può adesso sfruttare un tabellone abbordabile, non batteva l’Italia nella fase finale di un grande torneo da settant’anni, dal giugno 1954. Spalletti si è assunto la responsabilità dell’evento, che va tuttavia collocato nella sua dimensione storica e tecnica: il ct ha invano tentato di rianimare, con accorgimenti tattici e rivoluzioni di formazione, una squadra definita “normale” dallo stesso presidente della Figc Gravina. Rispetto alla qualificazione acciuffata con la Croazia grazie al colpo di genio di Zaccagni qui tenuto in panchina, ha cambiato ben sei giocatori e il sistema, approdando al 4-3-3 e inserendo Mancini per lo squalificato Calafiori, Cristante, El Shaarawy e i riabilitati Scamacca e Chiesa. Soprattutto, ha lanciato Fagioli regista al posto di Jorginho: una scelta spartiacque, quella di puntare sul ragazzo che ha espiato la colpa del caso scommesse.
Italia, cosa non ha funzionato
Sul novello regista il ct svizzero Yakin ha piazzato Rieder come guardia del corpo. Lui ha afferrato la bacchetta con un’elegante veronica su Rieder e con un’imbucata per Cristante. Però nessuno dettava il lancio e Scamacca, ipotetico addetto alle punture, restava seminascosto, sovrastato dallo scafato Akanji. Le altre laboriose manovre di innesco prevedevano le digressioni da destra di Chiesa e da sinistra di El Shaarawy, subito colpito duro e chiamato a un ulteriore lavoro da terzino, a supporto di un Darmian in difficoltà. Toccava a Barella, a sua volta azzoppato a metà campo, l’onere della regia. A metà tempo lo slalom di Chiesa a sinistra, ha illuso sulla riuscita applicazione della teoria di Spalletti: il calcio fluido senza ruoli fissi. Ma il rasoterra si è spento su una suola di Akanji. L’Italia d’attacco è finita lì.
Svizzera superiore all’Italia
La Svizzera rimetteva facilmente in circolo i molti palloni recuperati attraverso anticipi semplici su avversari statici: li gestivano Xhaka e Freuler per gli zig-zag di Vargas e le coltellate di Embolo. La cronaca parla chiaro: l’ipnosi praticata da Donnarumma a Embolo, smarcato da Aebischer al destro disinnescato dal capitano, non si è ripetuta sul finire del tempo. Data la sommaria scalatura delle marcature, con Bastoni fuori zona, Freuler si è infilato in area sull’appoggio di Vargas, si è alzato il pallone in corsa e lo ha scagliato in porta al volo: Cristante non pervenuto, Fagioli in ritardo. La difesa italiana ha mostrato una fragilità antistorica: Mancini ha tentato una chiusura pro forma. Era l’esito della pura logica tecnica, come hanno chiarito prima e dopo l’intervallo la punizione liftata di Rieder, che solo l’ennesimo prodigio di Donnarumma ha corretto sul palo, e soprattutto il 2-0 di Vargas. L’ artistico destro a giro, su imbeccata dell’immancabile Aebischer, ha reso pleonastico il resto: la staffetta Zaccagni-El Shaarawy, varata alla pausa, i successivi innesti di Retegui accanto a Scamacca per un 4-4-2 d’antan, poi quelli di Cambiaso, Pellegrini e infine Frattesi per Fagioli.
Italia, due pali colpiti
L’autopalo di Schär, di testa, e il palo di Scamacca in spaccata, su sponda di Zaccagni, avrebbero potuto riaprire la partita in teoria. Ma non era il giorno delle teorie. La folla svizzera in larga maggioranza — altra sconfitta — ha festeggiato con cori e sfottò: gli idoli del Bologna Freuler, Aebischer e Ndoye hanno azzerato gli italiani, con la solita eccezione di Donnarumma. Ruben Vargas, fantasista in Germania con l’Augusta ma sbocciato in Ticino, si è meritato il trofeo del più bravo. Se c’è modo e modo di perdere, questo è stato il peggiore.
Il tabellino di Svizzera-Italia
Svizzera 2 (37’ pt Freuler, 1’ st Vargas)
Italia 0
Svizzera (3-4-2-1): Sommer — Schar, Akanji, Rodriguez — Aebischer, Freuler, Xhaka, Ndoye (32’ st Sierro) — Rieder (27’ st Stergiou), Vargas (27’ st Zuber) — Embolo (32’ st Duah). Ct. Yakin.
Italia (4-3-3): Donnarumma — Di Lorenzo, Mancini, Bastoni, Darmian — Cristante (30’ st Cambiaso), Fagioli (41’ st Frattesi), Barella (19’ st Retegui) — Chiesa, Scamacca, El Shaarawy (1’ st Zaccagni). Ct Spalletti.
Arbitro: Marciniak (Pol).
Note: ammoniti Barella, El Shaarawy e Mancini.