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Musiala e Nico Williams, fratelli di dribbling e figli di una emigrazione diversa. Oggi di fronte in Germania-Spagna

Il primo è cresciuto nelle scuole calcio, il secondo nei cortili. Finora hanno incantato, ma stasera uno dovrà lasciare l’Europeo

STOCCARDA – Non è giusto che tra Germania e Spagna ne resti una sola, non è giusto che tra Musiala a Williams ne resti uno solo, ma i sorteggi sono di rado giusti e spesso, anzi, crudeli. Non ci si può far niente. Stasera all’ora di cena una delle due squadre più accattivanti di questo torneo verrà eliminata e con lei uno dei due giocatori più divertenti, i più divertenti che si siano visti finora, il già sommo Jamal Musiala e la nuova sensaciòn, come dicono in Spagna, Nico Williams.

Musiala e Williams “fratelli” di dribbling e figli di emigrazione diversa

Si somigliano, hanno il dribbling (regate, in spagnolo) come ragione di vita, ma uno, Musiala, ha imparato nelle scuole calcio, perché ha cominciato quando aveva appena quattro anni, e l’altro per strada, difatti si definisce ancora adesso “chaval de barrio”, ragazzo di quartiere: i suoi amici sono ancora quelli del cortile, a Pamplona. Sono figli di un’emigrazione diversa: Rich, il padre di Musiala, venne in Germania dalla Nigeria da calciatore, seppure modesto, e sua mamma Carolin dalla Polonia per studiare, mentre i Williams, Felix e Maria, lasciarono il Ghana per fame ed entrarono in Spagna da clandestini, scavalcando la recinzione dell’enclave di Melilla e poi spacciandosi per profughi liberiani, così da avere più possibilità di ottenere lo status di rifugiati.

Il viaggio infinito dei due ragazzi

Ed entrambi sono figli di un lungo viaggio: Musiala è nato a Stoccarda ma ha cambiato prima città e poi nazione (Fulda, in Assia, poi Southampton, Londra e Monaco: a 16 anni aveva già vissuto in cinque posti diversi) al seguito della madre, studentessa e poi dottoressa in scienze sociali, mentre i genitori di Williams hanno attraversato il Sahara a piedi e durante il lungo viaggio hanno concepito Iñaki, il primogenito, che è stato il secondo giocatore di colore a vestire la maglia dell’Athletic Bilbao, e il primo ad avere fatto un gol. Iñaki, che si chiama così in onore del sacerdote della Caritas che li aiutò quando arrivarono in Spagna e che in nazionale ha scelto di rappresentare il Ghana, è ancora all’Athletic ed è stato un secondo padre per Nico. La storia dei suoi genitori l’ha saputa soltanto quando è diventato maggiorenne (e Nico aveva oramai 11 anni): furono gli psicologi a consigliargli di non raccontargliela prima, perché avrebbero potuto traumatizzarlo.

Il ragazzino Williams e l’adulto Musiala

Oggi Williams è un ragazzo esuberante, Musiala invece più posato. Ma è anche vero che il tedesco – soprannominato dai compagni Bambi quando, appena sedicenne, arrivò in prima squadra (“In nazionale i più anziani mi chiamano ancora così”) – è paradossalmente già un veterano, nonostante l’età da ragazzino: ha già partecipato a un altro Europeo e a un Mondiale, vinto quattro campionati e una Champions (non ha mai giocato, ma nel 2020 era in panchina nell’8-2 rifilato al Barcellona nei quarti) e insomma ha smesso da tempo di essere una rivelazione, tant’è che più nessuno fa caso alla sua età e lui ha gli atteggiamenti da uomo maturo. Williams si è invece affacciato alla ribalta internazionale in Qatar, non ha mai giocato nelle coppe e soltanto qui si sta imponendo all’attenzione generale. Fa coppia fissa con Lamine Yamal (che, sembra incredibile, nella prossima Coppa del Mondo sarà ancora minorenne) e dà l’idea di vivere ancora tutto in assoluta spensieratezza. “Lui e Yamal stanno in nazionale come se fossero a un campo estivo: sono ancora due ragazzini che si divertono e ridono in continuazione”, dice il terzino Cucurella. I compagni li chiamano “Los raperos”, i rapper, ma non hanno nulla di quell’aria tormentata o annoiata dei cantanti. Sono veramente due amici in campeggio.

Per il Bayern Musiala non ha prezzo, Williams può lasciare l’Athletic per 58 milioni

Musiala vale almeno 150 milioni, non se ne andrà dal Bayern ed è nel ristretto novero dei candidati al Pallone d’oro. Nico potrebbe invece lasciare la squadra che l’ha cresciuto, l’Athletic, perché ha una clausola rescissoria di “soli” 58 milioni che ha reso famelica mezza Premier, anche se a lui non spiacerebbe stare ancora un anno a Bilbao, dove farebbe l’Europa League, visto che ha vinto l’ultima Copa del Rey. Il suo motto è “a lo bajini”, sottovoce: i genitori e il fratello Iñaki gli stanno consigliando di fare un passo per volta e lui è contento di essere ancora ragazzino, come Musiala di essere già uomo. Entrambi portano dentro un’allegria senza età, che quando giocano a palla diventa magia e rende allegri tutti quelli intorno. Tecnicamente hanno molti tratti in comune, anche se Williams e più ala e Musiala più fantasista (e più goleador) oltre che, al momento, più forte. Difatti Nico riconosce che “mi piace molto vedere Musiala, gioca da esterno e da interno, ha dribbling, tocco, gol. Sto cercando di imparare da giocatori come lui”. Ventuno anni il maestro, ventuno l’allievo: che invidia, il calcio degli altri.

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