Donaueschingen – Cosa facevate nell’estate dei vostri 16 anni? Campo scuola? Dai nonni in campagna? Stessa spiaggia stesso mare? Lamine sta facendo più o meno quello che fanno i ragazzi della sua età: gioca a pallone, partecipa a un campo estivo tra i prati di un paese straniero, fa il cretino con un amico leggermente più grande facendo alzare gli occhi al cielo agli adulti: “Ragazzi…”, festeggia come un matto le vittorie della sua nazionale ma prima, giustamente, ha dovuto meritarsi gioco e libertà dando gli esami di scuola media. In Spagna il ciclo scolastico obbligatorio è di dieci anni, sei di elementari e quattro di medie. Nell’estate dei sedici anni, perciò, i ragazzini spagnoli devono dare l’esame di licenza media, detta Eso (Educación Secundaria Obligatorio), e Lamine l’ha dato. Online, dal campeggio in campagna dove sta giocando a pallone. La scuola non è esattamente la sua passione, ma l’ha passato e comunque gli adulti per lui stravedono, specie il responsabile del campo, quel prof con un filo di barba grigia e gli occhiali. Grazie all’applicazione nello studio e al fatto che a calcio è davvero bravo, Lamine si è guadagnato la possibilità di star qua fino alla fine: festeggerà assieme ai compagni il suo diciassettesimo compleanno, sabato 13 luglio. Giocare a pallone gli piace proprio.
Umile e rispettoso, dopo uno scherzo costato caro
Il prodigio di questo Europeo – o la sensación, come dicono gli spagnoli – è questo, in definitiva: un giovanissimo uomo di nome Lamine Yamal che sa essere al tempo stesso adulto e ragazzino, che va in campo senza pensare a quello che gli sta accadendo attorno (“Quando ho il pallone tra i piedi mi si tappano le orecchie e non sento più i rumori dello stadio”), come se fosse in cortile con gli amici, ma con quella serietà che sanno avere soltanto i bambini quando giocano. Però al tempo stesso sa essere professionale, disciplinato (una volta venne mandato a casa dall’under 17 perché insieme a tre compagni aveva fatto degli scherzi telefonici alla psicologa della squadra: da allora non ha più sgarrato), umile, rispettoso. Ha le personalità del calciatore maturo e l’incoscienza di chi non avverte il peso della pressione. Lavora come se fosse un gioco e gioca come fosse un lavoro, perciò la sua estate dei sedici anni non è poi diversa da quelli di tanti altri come lui.
I record di precocità già tutti battuti
“Lui e Williams sembrano davvero due ragazzi al campo scuola: ridono, si prendono in giro come tutti a quell’età. Noi li lasciamo fare, sono così spensierati”, diceva Rodri parlando di Lamine Yamal e di quello che è diventato il suo migliore amico, Nico Williams. Nella storia, forse l’unico talento così precoce è stato Pelé: Yamal i record di precocità li ha battuti tutti, con il Barcellona e la nazionale. E chissà, se segnasse domenica un gol come quello dell’altro ieri potrebbe anche essere il primo minorenne a vincere il Pallone d’oro. A sedici anni, Messi stava firmando il suo primo contratto professionale, mentre Yamal ha già un procuratore di grido (Jorge Mendes) e una clausola rescissoria di un miliardo. Ma vive ancora alla Masia in una stanzetta con il letto a castello, ha l’apparecchio ai denti e sente tutti i giorni gli amici del barrio di Rocafonda, periferia di Matarò che è periferia di Barcellona, un quartieraccio tirato su senza grazia negli anni Sessanta per offrire edilizia a buon mercato alla manodopera in arrivo dal sud, Andalusia e Marocco. “È l’unico posto dove posso andare in giro senza il cappuccio della felpa, perché nessuno mi ferma per un selfie”. Quando segna, forma con le mani il numero 304: sono le ultime tre cifre del cap di quella che sente casa sua.