Il passaggio del ventitreenne centrocampista serbo Ivan Ilic dal Torino allo Zenit San Pietroburgo, fino a ieri, veniva ormai dato per scontato. E anche le cifre circolate sull’affare — 23 milioni di euro al club italiano, 3.5 netti d’ingaggio annuo al giocatore — inducevano i tifosi a glissare sull’aspetto politico della questione: le sanzioni occidentali contro la Russia per la guerra in Ucraina e l’embargo finanziario a Mosca. Poi, quando tutto pareva avviato verso la firma, il colpo di scena. Ilic si è allenato con il Torino a Pinzolo. E il presidente del Cda dello Zenit Aleksandar Medvedev ha detto: “La trattativa non è chiusa”. La Gazprom è proprietaria del club e per questo si è sussurrato addirittura di un intervento indiretto del Cremlino: a guerra in corso certe cifre rischiano di attirare troppa attenzione.
Club russi autorizzati a operazioni di mercato
Dal punto di vista russo, l’intoppo è dunque di natura economica: Ilic, di nazionalità serba, viene da un Paese vicino al presidente russo Putin e il suo ingaggio allo Zenit non creerebbe alcun caso politico. In Europa, invece, la questione non è solo calcistica. Le squadre della Russia non partecipano ai tornei internazionali (anche per loro c’è l’embargo), ma sono autorizzate alle operazioni di mercato, sulle quali vigila la Fifa, che ne verifica la trasparenza attraverso la banca dati digitale interna Clearing House. In sostanza non è vietato comprare e vendere calciatori con la Russia, se la filiera bancaria e la destinazione del denaro non sono riconducibili alla lista nera. Che esiste anche nel calcio – la Gazprom ad esempio ne fa parte con la sua banca privata – ma che può essere comunque aggirata.
Più complicato acquistare che vendere
Oggi alcune banche internazionali, superati i controlli, sono ancora autorizzate a muovere capitali da e verso la Russia. È più complicato acquistare che vendere: le banche, per autorizzare la transazione verso Mosca, devono verificare che il destinatario – la società o l’azionista di controllo – non sia in black list. Inoltre in Paesi come il Brasile i flussi di denaro del calciomercato da e verso la Russia sono liberi: possono quindi diventare stazioni di transito per giocatori che vogliano viaggiare dalla Russia all’Europa e viceversa. Infine ci si può sempre appoggiare a banche terze, in particolare turche e degli Emirati Arabi.
L’embargo fissato dalla Premier
L’embargo, nel calcio, lo ha fissato solo la Premier: le inglesi non comprano dalla Russia e anche vendere lì è faticoso. Nel resto d’Europa non esiste nulla di simile. Il Torino ha già preso l’estate scorsa il difensore georgiano-russo Sazonov dalla Dinamo Mosca per 2.7 milioni. E due tra i più promettenti calciatori russi sono approdati nella Liga spagnola e nella Ligue 1 francese: il centrocampista Zakharyan dalla Dinamo Mosca alla Real Sociedad per 13 milioni di euro un anno fa e il portiere Safonov per 20 milioni dal Krasnodar al Psg qatarino a giugno. Una vicenda, quest’ultima, che ha fatto rumore: Macron ha preso posizioni molto nette a sostegno dell’Ucraina e molti media francesi ritengono che l’ingaggio di Safonov sia pubblicità a Putin. Un’inchiesta del circuito investigativo “Follow the money” sostiene che nel calciomercato di gennaio 2024 club di Bulgaria, Francia, Ungheria, Olanda, Austria, Slovenia e Slovacchia, con le loro compravendite calcistiche con squadre russe, abbiano di fatto contribuito a finanziare gli armamenti nella guerra con l’Ucraina.
Tutto più complicato
Tutto è cambiato in fretta. Non sono trascorsi tre anni da quando il Benevento cedette al Rubin Kazan il difensore Talbi per 1 milione: la prima tranche del pagamento arrivò regolarmente mentre l’incasso della seconda, dopo l’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022, fu più laborioso. “Di sicuro – racconta a Repubblica un operatore italiano di calciomercato – è diventato tutto più complicato nel passaggio del denaro rispetto a qualche anno fa, quando i bonifici delle banche russe erano istantanei e chi dall’Europa andava in Premier Liga spesso riceveva, in nero e in rubli, cifre aggiuntive pari al contratto ufficiale. Però gli affari si fanno lo stesso. Tra un’operazione in Germania e una in Russia, se l’entità è più o meno la stessa, si preferisce ormai la prima, per evitare complicazioni. Ma se c’è tanta differenza, vale la pena affrontare qualche difficoltà in più”. Follow the money.