Quando si parla della “Juventus di Thiago Motta”, non si racconta soltanto chi la guiderà dalla panchina, ma la vera essenza della squadra. La candidata al ruolo di antagonista dell’Inter nella corsa scudetto è, in tutto e per tutto, espressione delle idee e dei progetti del tecnico italo-brasiliano: dal gioco al mercato, fino alle scelte sui programmi estivi e su chi farà parte del gruppo. “Non c’è un posto migliore per poter preparare la stagione” raccontava ieri mattina Giuntoli nel quartier generale dell’Adidas di Herzogenaurach, dove il tempo è scandito dal lavoro: una seduta al mattino, pranzo e poi riposo, altro allenamento al pomeriggio, isolati dal mondo e dalle distrazioni.
Lavoro in tranquillità nel paese delle cicogne
Il luogo migliore per far nascere la nuova Juventus: il piccolo borgo della Baviera è considerato la terra delle cicogne, una vera e propria attrazione per turisti e abitanti del posto, oltre che simbolo di natalità. Anche se il campo d’allenamento resta ovviamente off limits, passeggiando nei pressi dell’Home Ground, nome che campeggia a caratteri cubitali sulla staccionata di legno che lo isola dal resto, si sentono distintamente gli incitamenti del tecnico: “Forte, forte! Intensi!”. Giuntoli e Motta hanno trovato subito l’intesa anche sulla scelta di non sottostare ai terribili ritmi delle tournée estive, dove l’afa dei paesi ospitanti e il marketing che giustifica il viaggio hanno spesso la meglio sull’essenza che alimenta il tutto: il calcio.
Un ritiro classico non si vedeva dai tempi di Conte
Escludendo il periodo del Covid, era dal 2013, quando la Juventus si trasferì per dieci giorni a Chatillon, che la parola ritiro non faceva parte del lessico stagionale: era il secondo anno di Conte, quello dei 102 punti senza sconfitte. Non è una garanzia di successo, ma evidentemente un’ottima base su cui costruire le vittorie. Inoltre, da tempo l’acquisto più atteso del mercato bianconero non era un allenatore: il grande colpo dell’estate, un corteggiamento iniziato a gennaio e chiuso a fine campionato con l’intenzione di cambiare il dna della Juventus. Non solo una rivoluzione tattica, visto che a Torino non hanno mai portato fortuna gli innesti, ma un modo diverso di pensare in tutte le sue sfaccettature. Sono le idee dell’allenatore che alimentano il lavoro del direttore bianconero, che indicano chi è funzionale o meno al progetto, che orientano gli sforzi anche economici: se il centrocampo è la chiave del suo gioco, il primo settore da modellare è stato proprio la mediana.
La cura del centrocampo
Sono arrivati nell’ordine Douglas Luiz e Thuram, mentre il sogno è completare il tutto con Koopmeiners, un punto fermo di Motta trasformato da Giuntoli in una vera e propria missione. Una volta sistemato il cuore della squadra, si potrà lavorare sulla difesa: Di Gregorio è stato preferito a Szczesny, portiere molto affidabile ma meno adatto alle sue idee, mentre Todibo resta l’oggetto del desiderio, il centrale che, una volta sfumato Calafiori, ha occupato i pensieri del tecnico. Poi si potrà procedere con gli esterni: una road map dettata dall’allenatore brasiliano per costruire la squadra a sua immagine e somiglianza. Semplicemente, la Juventus di Thiago Motta.