I social non spengono il televisore. Tra gli highlights spezzatino dei reel su Instagram e le battaglie meme dei club su TikTok, la tradizione resiste. Perché gli italiani non rinunciano alla televisione per guardare la Serie A. Anzi, la preferiscono agli altri canali. Sette italiani su dieci (34 milioni) seguono il calcio su tutti i mezzi, ma tra questi l’82% sceglie la tv e lo streaming online. Insomma, nell’uno contro uno il televisore batte i social, che comunque rappresentano una fetta di pubblico molto ampia (il 61%). Seguono i siti web e quelli dei giornali, scelti da oltre quattro persone su dieci. Senza dimenticare la birra al bar con gli amici. Perché in Italia resta aperta anche la saracinesca del bar sport: quattro milioni guardano le partite al pub. Il dato sorprendente? La metà di questi sono giovani della Generazione Z e Millennials.
Calcio per tutte le età
I numeri emergono da Beyond Visual Attention, il primo studio in Europa che integra machine learning, intelligenza artificiale e neuroscienze per misurare l’attenzione degli spettatori agli stimoli pubblicitari. Nell’edizione 2024 il progetto di ricerca, promosso da Omnicom Media Group, vede la collaborazione con Lega Serie A e vuole indagare l’ecosistema del calcio per capire come funziona l’attenzione alla pubblicità durante la fruizione dei contenuti calcistici. Dallo studio, condotto su un campione di 4mila italiani maggiorenni, emerge come il linguaggio del pallone sia universale e trasversale allo stesso tempo. In sintesi, il calcio piace a tutti, ma le modalità di fruizione cambiano a seconda delle generazioni di appassionati.
Calcio su Twitch, TikTok e Instagram
Qualche esempio? I Boomers – i nati tra il 1946 e il 1964 – preferiscono giornali e riviste cartacee. Mentre i giovanissimi della Generazione Z alimentano la loro passione su Twitch (piattaforma streaming dedicata ai videogiochi), Instagram e TikTok. Ma ecco che la televisione ricompone la frattura: otto appassionati su dieci tifano davanti alla tv, senza distinzioni d’età. Anche altri mezzi – YouTube, radio, siti web – si distinguono proprio per il loro carattere intergenerazionale. E l’esperienza non dura i soli novanta minuti della partita. Certo, la diretta resta il momento più importante (il 66% vuole trovarsi davanti allo schermo al fischio d’inizio), però esiste un intero ecosistema mediatico che, prima, durante e dopo l’evento, crea occasioni di socializzazione. Una sorta di spettacolo a doppio schermo per la metà degli appassionati: da una parte il televisore, dall’altra lo smartphone per commentare online o cercare i risultati delle altre partite.
Le partite battono quiz e cartoni animati
Grazie alla tecnologia di Ipsos, la ricerca ha anche quantificato l’attenzione durante i match. Il tempo di attenzione visiva dell’intero evento (compresi contenuti pre e post partita) è del 62%, quota che sale al 66% se si isolano solo il tempo di gioco. Ottima anche la percentuale di attenzione degli highlights, che tocca il 71%. Insomma, il calcio tiene gli spettatori letteralmente attaccati allo schermo, più di qualsiasi altro evento televisivo, dai giochi a premi (soglia di attenzione al 57%) ai cartoni animati (25%). Un’occasione ghiotta per i brand, perché il calcio aiuta pure a ricordare le pubblicità. Gli eventi televisivi legati al pallone, nel loro insieme, influenzano in maniera significativa il ricordo spontaneo dei messaggi pubblicitari, che risulta essere del +26% rispetto a un contesto di trasmissione generalista. E non finisce qui. Perché il ricordo spontaneo di un brand o di un’inserzione aumenta fino a +48% se, oltre alla pubblicità televisiva, sono presenti anche altre forme di sponsorizzazione, come gli annunci durante la partita (tabelloni, carpet, sala var).
Le partite viste con gli amici al bar
Chi pensa che la visione in un contesto pubblico possa essere più distratta si sbaglia. Prendiamo come esempio proprio la partita vista al bar con gli amici. Grazie al sistema di monitoraggio oculare tramite telecamere a infrarossi fornito da K2, è stata misurata l’attenzione delle persone presso il locale Arena Piola a Milano. Anche in questo caso i dati mostrano un crescendo di attenzione tra i momenti pre partita (41%), fino al culmine in corrispondenza del fischio finale (oltre il 50%), con il fisiologico calo durante l’intervallo, dove l’attenzione si attesta intorno al 39%. Infine lo studio analizza come reagisce il nostro cervello davanti al televisore. L’analisi neuroscientifica di Ainem ha estrapolato due indicatori: la piacevolezza e l’attivazione cognitiva. Durante la partita il piacere aumenta. Il pubblico viene trasportato dall’emozione e il cervello entra in uno stato di sospensione. Come se smettesse di ragionare. Diversa la situazione durante highlights e talk show. Levati gli scarpini, gli spettatori diventano tutti allenatori da divano. Ecco allora subentrare l’attivazione cognitiva. In sostanza, per spiegare ad amici o parenti come avrebbe dovuto giocare la propria squadra, bisogna attivare il ragionamento. Tra neuroscienza e intelligenza artificiale, un pallone che rotola nasconde un mondo solo apparentemente invisibile. Più di un semplice gioco.