Una scelta di famiglia, in controtendenza con quella del fratello Marcus, ma anche una questione strettamente legata al calcio, al progetto bianconero. Questa è la Juventus per Khephren Thuram, che ripercorre le orme di papà Lilian, uno dei grandi campioni che ha vestito la casacca della Vecchia Signora. Sarà curioso assistere al primo Juve-Inter, quale sarà il lessico familiare che animerà la vigilia. Un piccolo anticipo ce lo fornisce proprio il nuovo centrocampista bianconero, arrivato in estate dal Nizza, maglia che vestiva insieme a Todibo, altro oggetto del desiderio estivo di Giuntoli: “Papà mi ha detto che la Juve è la più grande squadra d’Italia e la più grande del mondo, per lui – ha raccontato alla presentazione ufficiale -. Mi ha detto di approfittare di ogni momento qui, non solo come per i calciatori ma anche per lo staff, che è uno dei migliori al mondo. Per me sarà un’occasione di apprendimento enorme, anche di crescita, come persona e come giocatore”.
Rivali in campo, ma fratelli affettuosi fuori: “Papà dice che sono più forte? Lo dice perché mi vuole tanto bene, ma per me è più forte lui. Sono molto contento per lui. Per me è un modello, il migliore della famiglia. Gioca da attaccante, fa molti gol, riesce a essere assistman”.
La Juventus nel suo destino
Cresciuto a Torino, Khephren ha vissuto da bambino l’epopea torinese del papà, senza avere però ricordi nitidi vista la tenera età. Nonostante questo la Juventus è sembrata sempre la sua destinazione naturale, visto che l’interesse nei suoi confronti è ben precedente rispetto all’accordo trovato in estate: “Penso di essere destinato alla Juventus. La prima volta che si sono interessati avevo 17 anni ed ero al Monaco, ma volevo crescere come giocatore, per questo ho scelto il Nizza”. L’occasione è arrivata con la chiamata di Giuntoli e il progetto di Thiago Motta, due fattori che hanno inciso sulla sua decisione finale: “Per me è stato come un sogno, la prima volta che ho parlato con il DS e poi col mister. Fin da piccolo ho desiderato giocare alla Juve, dove sono passati moltissimi giocatori francesi, dei nomi di grandissimo prestigio”.
Pogba e Vieira i riferimenti
Thuram si inserisce nel fortunato filone di calciatori francesi che hanno fatto le fortune loro e della Juventus. L’ultimo è stato Rabiot, appena partito da Torino dopo un’estate passata a trattare sul rinnovo, ma l’elenco comprende anche Pogba, uno dei suoi riferimenti ma oggi fermo dopo la positività al doping: “Non ho un ruolo preferito, posso giocare play, mezzala, dipende dove il mister vuole che io giochi. Ho due modelli: il primo Paul Pogba e poi Patrick Vieira. Due grandi giocatori, mi piacciono molto. Il Polpo? Non gli ho mai parlato direttamente, lo conosco perché è un grande giocatore. So che è amico di mio fratello, lo seguo sin da piccolo. Ero molto fan soprattutto dei suoi cambi di pettinatura, oltre che della capacità calcistica”.
La scelta per Motta e il futuro di Todibo
Tra i motivi che hanno portato a scegliere il bianconero, anche la voglia di confrontarsi con le idee di Thiago Motta, un tecnico che affascina Thuram: “Sicuramente ha avuto la sua importanza il fatto che fosse diventato Thiago il mister della Juve. Da giocatore è stato eccezionale, molto intelligente, sapeva difendere molto bene. Lavorava molto bene con il suo gruppo. Potrò imparare molto da lui”. L’allenatore ha subito capito l’importanza di Thuram negli equilibri di squadra, evidenziando fin dal ritiro la sua condizione e il suo ruolo centrale: “In effetti il mister mi parla tutti i giorni, mi segue, mi chiede di seguire la squadra, il gioco. Mi ha dato dei buoni segreti, non posso svelarli, sennò troppe carte in tavola e ne approfittano. Si vede che è stato un giocatore molto intelligente e continua a esserlo da allenatore”.
Khephren potrebbe essere solo il primo ex Nizza a vestire il bianconero in questa stagione, visto che è sempre più vicino all’approdo alla Continassa anche Todibo, difensore centrale del club francese: “Sì, abbiamo parlato, ma non parliamo della Juve. Ma di tante altre cose. Vediamo se finisce qui o no”. I segnali spingono verso il ricongiungimento: un amico ritrovato, un fratello avversario.