TORINO – L’emarginazione di Federico Chiesa è un fatto prima di tutto tecnico e solo di conseguenza economico: Thiago Motta e Cristiano Giuntoli hanno depennato l’ala azzurra dal loro progetto perché in quel ruolo hanno bisogno di calciatori più affidabili, con caratteristiche diverse. Migliori, in sostanza. È la solita storia della valutazione costi/benefici che di fatto ha portato alla bocciatura del giocatore più amato dai tifosi bianconeri.
La Juve può cederlo per 15-20 milioni
Chiesa sarebbe sostenibile se avesse costi diversi, in linea con il suo rendimento. E magari avrebbe mantenuto il posto in rosa se avesse deciso di accettare le proposte al ribasso (sensibilmente al ribasso) che in primavera gli erano state avanzate per rinnovare il contratto in scadenza nel prossimo giugno: cinquecentomila euro al mese sono troppi per un giocatore che, a quasi 27 anni, non ha ancora un ruolo definito, è andato una sola volta in doppia cifra in carriera, segna troppo poco per essere un attaccante, è troppo disordinato per coprire posizione più arretrate. Fatti due conti, e soppesata la possibilità di perdere il giocatore a costo zero tra pochi mesi (con il sospetto che a incoraggiare questo scenario possa esserci, dietro le quinte, Marotta) la Juve ha deciso di forzare la situazione, abbassando drasticamente le richieste di partenza (da 25-30 milioni a 15-20) pur di liberarsi di quello che è ormai considerato un peso prima tecnico e poi economico.
Chiesa grande solo con Mancini
Chiesa è amatissimo dai tifosi juventini, molto meno dai tecnici. Sarri ne aveva sconsigliato l’acquisto poi invece caldeggiato da Pirlo, che è stato l’unico a puntare forte su di lui. Allegri lo ha ereditato, lo ha studiato, ha cercato di trasformarlo in attaccante puro, lo ha perso a lungo per un grave infortunio al ginocchio mai veramente superato, visti gli effetti collaterali degli acciacchi ricorrenti, ha provato a dargli libertà assoluta schierandolo da seconda punta ma in cambio Chiesa ha offerto soltanto sprazzi, gli stessi che avevano primo illuso (“è il nostro Sinner”) e poi deluso Spalletti e che in definitiva hanno fatto il gioco solamente di Mancini, visto che Chiesa è stato protagonista nel trionfo di Euro 2020, pur non essendo un titolare fisso.
Stipendio da top player
Quel mese di grazia nell’estate del 2021 non ha però cambiato lo status internazionale del giocatore, che sconta una sopravvalutazione iniziale, quei 40 milioni, abbinati a uno stipendio da top player, investiti dalla Juventus su un giocatore che non ha mai fatto lo scatto di livello decisivo. I bianconeri hanno cercato di venderlo anche l’estate passata, ma non hanno trovato acquirenti. In questa era fortissimo l’interesse della Roma, che poi ha però preferito investire su Soulé anche per via delle reticenze dell’azzurro, che come prima opzione ha (aveva) la permanenza alla Juventus e come seconda una squadra che partecipi alla Champions.
Thiago più drastico di Allegri
Le manifestazioni di interesse sono state tutte al ribasso, con pochi soldi sul piatto per la Juve e per il giocatore, che nelle intenzioni iniziali voleva aumentare lo stipendio attuale e come prima scelta, in ogni caso, aveva la permanenza nella Juventus, specie dopo il licenziamento di Allegri, con il quale non ha mai quagliato: era convinto che con l’arrivo di un allenatore dalla mentalità più offensiva, l’abbandono del 3-5-2 che non faceva per lui e il ripristino delle ali specializzate, avrebbe finalmente trovato il terreno ideale per l’affermazione definitiva. E invece Thiago Motta è stato persino più drastico di Allegri, cosicché le ragioni tecniche e quelle economiche dell’esclusione hanno finito per intrecciarsi.
Restare a scadenza o abbassare le pretese economiche
Ora la palla passa a Chiesa, che ha due possibilità: scegliere la linea dura e arrivare da emarginato alla scadenza del contratto (a gennaio può già accordarsi con una nuova squadra), ipotesi che non sta assolutamente scartando, oppure accettare le proposte di società di livello inferiore (recentemente ha rifiutato quelle di Al Ahli e Besiktas) e su standard economici più modesti, come potrebbero essere quella della Roma, che avrebbe in mente di riaprire la vecchia trattativa, o del Napoli, perché Conte vedrebbe bene Chiesa in coppia con Kvaratskhelia alle spalle del centravanti. A Motta, inoltre, piace moltissimo Raspadori, per cui ci sarebbero le condizioni teoriche per impostare uno scambio. I club interessati al giocatore aspettavano questo momento: con l’ufficializzazione dell’emarginazione dell’azzurro dalla rosa, il prezzo è precipitato come anche il suo potere contrattuale (che si rivaluterebbe se tenesse duro e andasse a scadenza). A questo proposito, la Juventus è tormentata dal sospetto che dietro le resistenze di Chiesa ci sia l’Inter, che avrebbe già un accordo per ingaggiare il bianconero a parametro zero a fine stagione. Ma Federico sarebbe davvero disposto a passare un anno intero nel dimenticatoio?
Un giocatore in saldo
In sostanza, Chiesa non ha avuto mercato quando veniva trattato come un top player ma può averne adesso che è un’occasione in saldo, come può capitare per altri giocatori che la vecchia Juve ha strapagato (McKennie e Kostic) e il cui prezzo non è mai stato in linea con il valore. E spesso i saldi fanno comodo a tutti: a chi vende, a chi compra e all’oggetto della compravendita, che può vivere una nuova vita magari anche migliore della prima.