TORINO — La Juventus sta cercando un gioco e lo troverà, perché in questo caso il tempo gioca a suo favore: ne serve ancora un po’, per completare la faticosa transizione dal calcio di Allegri (che poi è il tipo di calcio storicamente annidato nel Dna juventino) a quello di Thiago Motta. È normale che sia così. Ma sta cercando soprattutto giocatori, perché adesso ne ha veramente pochi: a referto della partitella con la Next Gen (durata meno di un’ora per via della solita invasione di campo dei tifosi a caccia di selfie, manco si fosse a Villar Perosa e non allo Stadium) c’erano appena 16 giocatori, inclusi tre portieri e un attaccante di passaggio, Sekulov.
In arrivo Galeno
Motta ha urgente bisogno di materia prima e presto potrebbe averne almeno un assaggio: per il 26enne Galeno, ala del Porto, siamo alla fase decisiva, con un accordo possibile attorno ai 30 milioni. La festa dello Stadium è comunque andata bene anche così, con 4 gol dei grandi ai ragazzini e l’introduzione di John Elkann: “È bello essere a casa nostra. Motta trasmette ottime sensazioni, è stato giocatore, conosce e ama il calcio, è giovane e porta con sé non solo esperienza ma anche voglia, energia e determinazione. Ha un grande potenziale, apriamo un nuovo ciclo con un allenatore giovane e una squadra giovane. L’obiettivo è di essere competitivi”.
Perla di Thuram
Nella canicola dello Stadium, le pregevolezze sono arrivate nel secondo mini tempo da mezzora (interrotto al 25’ dall’invasione), con la sassata del 3-0 di Yildiz e il superbo destro a giro con cui Thuram, meravigliando un poco persino sé stesso, ha firmato il 4-0, arrotondando un punteggio che nel primo tempo era stato schiodato soltanto da due gollonzi, vale a dire il buffo rimpallo dell’1-0 tra Danilo e l’under 23 Muharemovic e la papera del portierino Daffara che ha agevolato il 2-0 di Weah.
Locatelli fischiato
Prima che i gol calmassero un po’ le acque, era spuntata una polemica strana tra tifosi juventini attorno a Locatelli, fischiato all’improvviso da una buona parte dei 39.201 dello Stadium dopo una giocata sbagliata e poi ancora le volte successive che ha toccato la palla, scatenando prima la reazione della curva, che ha insultato i fischiatori, e poi della parte non fischiante del pubblico, che nelle azioni successive ha applaudito il numero 5 bianconero. Il quale, per altro, è stato il bianconero che ha interpretato meglio i principi del calcio di Motta, cambiando di continuo posizione e funzione (un po’ mezzala destra nel centrocampo a tre, un po’ mediano sinistro in quello a due) e facendolo con sale in zucca. In questo contesto, le sbavature tecniche passano in secondo piano (e comunque è stato lui a dare a Danilo la bella palla dell’1-0).
Il resto della Juve è abbastanza ingiudicabile: Douglas Luiz ha tocchettato con eleganza ma non si è distinto per dinamismo e velocità, Thuram ha fatto da schermo alla difesa ma la sensazione è che in quel ruolo abbia bisogno di maggiore sostegno, Vlahovic l’ha vista poco (e non ha mai centrato la porta) mentre in difesa si sono visti i movimenti di Cambiaso a tagliare verso il centro, ma non ancora abbastanza coordinati.
Rosa ridotta all’osso
In definitiva, l’indicazione più rilevante della giornata è venuta dalla distinta della formazione: in panchina, Motta ha potuto portare solamente due portieri (Perin e Pinsoglio), un difensore (Cabal), un centrocampista (Fagioli) e l’attaccante Sekulov, destinato a finire al Palermo già nei prossimi giorni. Dei giovani che hanno giocato con la Next Gen forse soltanto il terzino destro Savona è destinato a essere trapiantato in prima squadra e quindi, al netto degli infortuni di Miretti e Adzic (per il giovane montenegrino lesione al retto femorale, possibili tre settimane di stop) e dalla posizione ancora indefinita di Milik (è convalescente, quindi formalmente non emarginato), la rosa a disposizione dell’allenatore è veramente ridotta all’osso.
Cosa manca a Motta
Mancano almeno tre difensori, un centrocampista e un paio (come minimo) di elementi offensivi. Mancano, in pratica, le alternative ai nove giocatori fatti fuori da Giuntoli e Motta, che per affrontare una stagione con cinque competizioni e quasi 70 partite potenziali ha bisogno di almeno 25 elementi, oltre a qualche giovane. Galeno è solo l’inizio.