In campo indosserà la maglia numero 7, ma questo è un dettaglio. Perché Alvaro Morata è il “9” che il Milan ha cercato per settimane dopo l’addio di Giroud, il centravanti che là in mezzo dovrà trasformare in gol tutto quello che capiterà dalle sue parti. L’attesa è stata tanta, ma adesso i tifosi possono iniziare a goderselo. È successo ieri fuori dall’albergo dove è stato qualche ora prima di puntare per la prima volta verso Milanello, è stato così oggi fuori da Casa Milan e al Milan Store in centro città, dove tanti tifosi lo hanno atteso per un autografo, prime dimostrazioni d’affetto di una città che vuole sognare con il suo nuovo attaccante: “Avevo diverse possibilità di tornare in Italia in questi anni, ma appena ho parlato con Zlatan e con l’allenatore non c’era da pensare – ha spiegato lo spagnolo in conferenza stampa -. Nessuna squadra mi ha voluto così tanto. Sembrava fossi già del Milan durante gli Europei. Il mio obiettivo? Vincere. Di fare 50 o 60 gol non me ne frega niente. Ci sono giocatori che fanno milioni di gol, ma poi non vincono niente. Bisogna vincere. Ieri quando sono entrato a Milanello ho capito cosa si respira. Voglio portare la seconda stella e fare la storia. So che sono gli ultimi anni della carriera, ma i migliori”.
L’idolo Ibrahimovic
Accanto a lui c’era Zlatan Ibrahimovic a dargli il benvenuto (“Ieri c’era ‘l’animale’ – così ha chiamato Pavlovic – e oggi c’è ‘il bello’. Sono sicuro che farà bene come i nomi del passato. Quando abbiamo visto la possibilità di prenderlo abbiamo attaccato subito”) e proprio lo svedese è stato determinante nella scelta di Morata: “Ibra è uno dei miei più grandi idoli – ha spiegato lo spagnolo -, sempre tramite gli amici gli chiedevo tutto. Mi fa sognare stare accanto a lui. Ho sentito Kakà, ho parlato con Sheva, Pato e David Beckham: mi hanno detto che si vede che c’è qualcosa di diverso nel Milan. Un’emozione che ti chiami il Milan, che ti chiami Ibrahimovic. Potevo andare a prendere soldi o rilassarmi. Sono nel posto perfetto, all’età perfetta: per fare 5 o 6 anni, per fare bene e per vincere”.
Ibra: “Morata perfetto per noi”
Sa bene cosa lo aspetta e non ha paura delle responsabilità che si dovrà prendere (“Non ho problemi se qualcuno un giorno arriva e mi dice: ‘Stai facendo cagare’. Mister, società e Ibra mi hanno dimostrato che credono in me. Non posso promettere titoli, ma correrò come un cane per pressare e aiuterò i miei compagni: un leader spinge i compagni verso il loro massimo”), perché in lui la società ha visto le stimmate del leader in grado di fare da guida per tutti i compagni, specialmente quelli più giovani. “Quello che cercavamo era un attaccante completo, presente in campo e fuori – ha spiegato Ibrahimovic -. Morata è un esempio perfetto per noi: la squadra è più giovane dell’anno scorso e Alvaro avrà anche questo ruolo fuori campo, lo aiuteremo a prendere questa responsabilità. Quando uno è nuovo non conosce squadra e club ma non sono preoccupato. All’Europeo era capitano e una guida, è un vincente e un campione non solo in nazionale, ma anche nei club. Ha vinto non poco, ma tanto. In campo tutti conosciamo Alvaro e con il nuovo allenatore, con il gioco più offensivo farà bene. Quando ho parlato con Alvaro gli ho detto che in questa squadra la posizione migliore è per l’attaccante”.
E lui vuole cominciare subito forte, perché sa che con il gioco di Fonseca le occasioni per mettere in mostra le sue doti non mancheranno: “Con il mister ho parlato diverse volte, anche a lungo – ha raccontato Morata -. Non servivano tante informazioni in più per prendere la decisione. La sua idea è molto simile a quella che piace a me e in cui so che posso dare il meglio”.
I giovani e il mercato
A lui anche il compito di aiutare un giovane talento come Camarda a esplodere (“L’ho incontrato oggi. Ho guardato le sue partite, ha fatto molti più gol rispetto a quando io ero nelle giovanili del Real. Voglio solo aiutarlo, farlo crescere: sarà il futuro, o forse il presente, nel calcio non si sa mai. Magari faccio panchina per lui. Sono uno che scherza con i giovani, ma anche che si arrabbia se non fanno le cose bene”), a Ibra quello di perfezionare una rosa in cui manca soprattutto il tassello del centrocampista difensivo: “Nella prima conferenza stampa ho detto che Dio ha creato il mondo in sette giorni: questo è il giorno quattro – ha ribadito lo svedese -. La squadra sta reagendo bene al lavoro che sta facendo. Sul mercato stiamo lavorando e seguendo la strategia messa in atto dall’inizio”.