Errare è umano, perseverare è diabolico. E’ questo lo spirito con cui la Roma dovrà affrontare tutta la prima stagione derossiana, ancora di più per quel che riguarda l’inizio del campionato. Ci siamo. Domenica prossima a Cagliari si comincerà a fare sul serio, dopo ci sarà l’esordio nell’ormai consueto sold out dell’Olimpico contro l’Empoli. Nella stagione passata il calendario aveva proposto Salernitana in casa, Verona fuori.
Non serve uno sforzo di memoria per ricordare come la Roma, seppur ancora orfana di Lukaku, di punti ne fece appena uno (compresa poi la terza giornata con la sconfitta casalinga contro il Milan, quest’anno ci sarà la Juventus allo Stadium), aprendo le prime crepe sulla reale consistenza della squadra, ma soprattutto costringendo tutti a una stagione di rincorsa per centrare quell’obiettivo Champions che poi non è stato concretizzato. Quella falsa partenza è stata alla base di un campionato che ha confermato i sessantatrè punti del precedente, così come la posizione, un sesto posto non sufficiente per la Champions, oltretutto con l’aggravante che pure il quinto sarebbe stato buono per garantirsi i cinquanta-sessanta milioni che la coppa dalle grandi orecchie assicura a chi partecipa.
Ecco, sarebbe il caso che questo pensiero accompagnasse i giallorossi sin da domenica prossima a Cagliari, perché anche le prime partite valgono tre punti, esattamente come tutte le successive. Sarebbe il caso pure se la preparazione precampionato è stato un percorso a ostacoli non ancora completato. La Roma di De Rossi è da una quarantina di giorni che lavora prima nell’afa di Trigoria poi sotto la pioggia inglese. Ma una ventina sono trascorsi con una rosa dimezzata, con più giovani che giocatori della prima squadra, mentre si attendeva che dal mercato si concretizzassero quei colpi per cominciare a dare un senso più definito a una rivoluzione che è appena cominciata e certamente non è ancora finita.
La Roma sul campo del Cagliari orfano di Ranieri e affidato a Nicola, verosimilmente si presenterà ancora priva di un esterno destro basso (Assignon?), un centrale difensivo (Badè?), un centrocampista di corsa e qualità (Soumarè?) e un altro attaccante esterno (Chiesa?). Detto che in settimana dovrebbe essere chiuso un nuovo acquisto (esterno basso destro), questo non vuole dire la possibilità di accampare alibi. La proprietà fin qui non ha lesinato impegno personale e soprattutto cash in abbondanza (quasi cento milioni investiti a fronte di venticinque incassati dalle cessioni e dalla percentuale su Calafiori).
La squadra, seppur corta, per provare a fare una partenza diversa da quella della passata stagione, c’è e ha le qualità per riuscirci, considerando anche l’arrivo di un prospetto di campione (Soulè), un centravanti ucraino con l’aureola di pichici dell’ultima Liga, un centrocampista francese che ha reso più omogeneo il reparto da dove nascono tutte le fortune di una squadra. Toccherà a De Rossi far funzionare il giocattolo, nella consapevolezza che da qui alla chiusura del mercato arriveranno perlomeno altri tre giocatori. L’attesa sarebbe più dolce se nelle prime due si facesse percorso netto.