Riprende il campionato mentre De Laurentiis, Osimhen ed il suo agente Calenda cercano di uscire dal Grande Equivoco. Rischiano di entrare nella storia del calcio come i protagonisti della più singolare beffa.
Con il solo Napoli a subirne i danni. Dicembre 2023: dopo sei mesi di trattative è sottoscritto un contratto. Sembra geniale. Proroga il rapporto fino al 2026 tra club e giocatore fino al 2026.
Il bomber triplica l’ingaggio, la società sventa il rischio di perdere Osimhen a basso costo o addirittura a parametro zero. Potrà cederne il cartellino fissando un prezzo molto alto. A 130 milioni concede a Osimhen il diritto unilaterale di recesso, cioè vendersi in proprio a qualsiasi club estero dal 30 giugno 2024.
Ma fu davvero una proroga? Alla luce di quanto emerge, il Napoli non pensava di avere ancora in Osimhen un qualsiasi tesserato, con diritti e doveri. Anche accettare di rimanere dov’è. Il club invece dava per certi la sua partenza e l’incasso di 130 milioni di euro da Premier inglese, Liga spagnola o Ligue francese.
Lo stesso Osimhen firmava sicuro che non sarebbe rimasto a Napoli, ancora oggi pretende di andar via. Né il suo agente ricorda al bizzarro cliente che guadagnare 10 milioni netti l’anno per fare il turista e allenarsi in discoteca deriva forse da patti scritti, verbali o taciti.
Ma lascia forti dubbi sulla sensibilità etica del professionista. Se il suo nome è meno attrattivo non dipende dal mercato ma dalla sua scadente stagione, da flessioni e screzi nella sua Nazionale, dall’immagine appannata di bomber.
Non c’è nulla di più difficile che provare la “riserva mentale”, ma tutto fa pensare che quel contratto sia afflitto da retropensieri. Strano che l’olimpionico delle clausole, Andrea Chiavelli, non abbia inserito quella del Turista Milionario.
Lodevole silenzio invece di Antonio Conte. Aspetta. Il caso Brescianini glielo dovrà spiegare Giovanni Manna. Il 5 giugno a Palazzo Reale non temeva giorni da “Scherzi a parte”.