TORINO – Eccolo, Thiago Motta, il più atteso dei nuovi juventini, anche più di quelli già arrivati o che arriveranno: debutta impettito, rigido nella postura e misuratissimo nelle parole, la maggior parte delle quali evidentemente preparate e quindi fredde, nonché il più possibile scontate.
Del resto non è stato chiamato per fare l’arruffapopolo e di sicuro sa che, almeno inizialmente, deve discostarsi da certi eccessi verbali di Allegri (il quale sapeva essere altrettanto misurato ed era un fenomeno nell’eludere le domande, ma a cui ogni tanto slittava la frizione) che hanno in qualche modo portato alla rottura con l’ex tecnico. Motta non ha concesso nulla, non ha sbandierato sogni, ha ripetuto come un mantra che “non vediamo l’ora di competere in questa partita per giocare bene e ottenere contro il Como il risultato che vogliamo”, senza nemmeno precisare se si tratti della vittoria, o di che cosa. Un minimo di romanticismo l’ha messo solamente quando ha parlato delle emozioni della vigilia: “Vogliamo approfittare dell’entusiasmo e della felicità con cui arriviamo a questo esordio. Dobbiamo ringraziare, ci sentiamo dei privilegiati”.
McKennie torna in gruppo, Chiesa no
Di scudetto non s’è parlato, nemmeno di Champions o di obiettivi a medio-lungo termine. “Lavoriamo per ottenere il risultato che vogliamo in ogni partita. Adesso concentriamoci sulla prima, il Como è pericoloso, nulla va dato per scontato”. Nulla, in ogni senso. Non lo era, per esempio, che McKennie tornasse in squadra dopo esserne stato emarginato, né che per Chiesa continuino a non esserci spiragli. Motta espone i fatti, ma non li spiega. “McKennie è un giocatore utile e funzionale”: viene allora da chiedere come mai non sia stato considerato tale per oltre un mese, ma la risposta non arriva. “Con Chiesa ho parlato: la trasparenza e la chiarezza sono il mio modo di rispettare tutti i giocatori. La sua situazione non è cambiata”.
Resta dunque un calciatore bannato, anche se sulle ragioni non si è mai andati a fondo: è difficile assimilare la situazione di uno come Chiesa, a lungo centrale nel progetto juventino, a quella di altri come Kostic o Arthur, eppure stanno tutti nello stesso calderone, in attesa che qualcuno se li porti via.
Squadra da completare
Di sicuro, Motta si è distinto da molti colleghi perché, almeno pubblicamente, non ha messo alcuna pressione alla società nonostante la sua rosa sia ancora largamente incompleta, manchino almeno due titolari fondamentali (l’identikit, ormai lo sanno tutti, porta a Koopmeiners e Nico Gonzalez) e la panchina sia drammaticamente corta, nonostante il ripescaggio di McKennie: “Per il mercato sono molto tranquillo, stiamo lavorando al massimo per costruire una squadra competitiva. La rosa ristretta? Per il Como avrò 19 giocatori, ma tanto all’inizio non ne posso mettere più di 11 e non si possono fare più di cinque cambi”.
Le scelte
Piuttosto, è molto interessante quando dice che il criterio con cui ha selezionato i 19 è uno solo: “Il merito. Tutti quelli che giocheranno o verranno in panchina se lo saranno meritato”. Significa, di conseguenza, che chi è ancora tra gli esuberi ha meritato di starci e che dall’under 23 è stato aggregato solamente chi se lo è già meritato. Nello specifico, domani sera Motta avrà 16 “adulti” (inclusi i tre portieri) più tre ragazzi, i terzini Savona e Rouhi, che comunque vanno ormai considerati a tutti gli effetti elementi della prima squadra, e l’attaccante Mbangoula. Gli altri che stanno nella Next Gen la convocazione devono ancora guadagnarsela.
La 10 a Yildiz
Piuttosto, Motta ha investito di un ruolo centrale un giovane adulto come Yildiz, nuovo numero 10 di una squadra nella quale il 10 ha sempre avuto un significato particolare: “Il senso di quella maglia è la responsabilità. Porta un numero storico ma è un giocatore forte, che ha personalità e cultura del lavoro. È quest’ultima la cosa più importante da sottolineare, anche perché la trasmette anche gli altri, nonostante la sua giovane età”. Yildiz sarà dunque il leader tecnico di una squadra che, contro il Como di Fabregas e Reina e Belotti, comincerà con una formazione obbligata, modellata sul 4-1-4-1: Di Gregorio – Danilo, Bremer, Gatti, Cambiaso – Thuram – Weah, Locatelli, Douglas Luiz, Yildiz – Vlahovic