TORINO — L’alba della novità è una vittoria rotonda, con tre gol giovani e specialmente uno giovanissimo chiamato Mbangula, il senso di contentezza della gente alla fine e soprattutto la drasticità delle scelte dell’uomo nuovo, che prende posizioni e decisioni non solo come se dovesse stupire, ma prima ancora definire, stabilire, fissare qualcosa che vada al di là del 3-0 al Como. Thiago Motta ha detto di aver compilato la prima formazione adottando unicamente il criterio del merito: è stata qualcosa di più di una divinazione, visto che il meritevole Samuel Mbangula – vent’anni, nazionale belga under 21, alla Juve dal 2020 – ha bagnato l’esordio e lo scatto gerarchico, con il gol che ha cambiato la sua storia e quella della partita.
«la cronaca della partita»
Con Thiago Motta gioca chi merita
Un gol dei suoi, già visto nell’under 23: partenza da sinistra, accentramento, chiusura con un diagonale destro dal limite. Detto che invece l’altro premiato da Motta, Cabal, non ha convinto granché (s’è notato per qualche sbaglio e un bel cross per un gol di Vlahovic annullato per fuorigioco al 3’ st), le scelte draconiane dell’allenatore mostrano pure l’altra faccia della medaglia, e il lato opposto del merito è il demerito: per mandare in campo i due ragazzi, Motta ha fatto fuori l’acquisto da 50 milioni, Douglas Luiz, e il capitano storico, Danilo, scelte meritocratiche (nel prepartita, non ha fatto cenno a eventuali noie fisiche) e ribadite (anzi, rinvigorite), dalle decisioni prese a gara in corso: se l’ingresso di Fagioli e non di Luiz (che più tardi rimpiazzerà Locatelli) al posto di Thuram può avere una spiegazione tattica, è stata una sostituzione meramente tecnica quella dell’acciaccato Weah (nella cui posizione è avanzato è Cambiaso) con il terzino giovane, Savona, e non con quello esperto, Danilo, già in panchina nell’ultima amichevole, mentre è da un po’ si rincorrono voci su un rapporto controverso tra tecnico e capitano. La fascia è finita a Gatti e si sa che Motta amerebbe assegnare i gradi di volta in volta. Se Danilo continua a fare anticamera, può succedere.
Juventus, partita in crescendo
Sta di fatto che la Juve così com’era è stata quella giusta e Mbangula il jolly che ha cambiato le carte in tavola: fino al suo gol (e all’infortunio di Baselli) il Como era stato leggermente meglio e i bianconeri noiosetti, poi quella vampata ha incenerito i rimasugli di passato e spostato l’asse del presente verso il futuro. I comaschi di Fabregas si sono squagliati, è vero (quanti disastri in impostazione, soprattutto), ma la qualità del gioco della Juve è cresciuta di minuto in minuto, in proporzione con fiducia, convinzione, autostima. Il meglio sono stati gli improvvisi cambi di fronte da un’ala all’altra spostando non solo il pallone sventagliandolo, ma anche gli uomini e soprattutto gli avversari, sempre un attimo in ritardo della comprensione del cambiamento.
Vlahovic sfortunato
Di reti ne sono arrivate altre due: quella del rigenerato Weah alla fine del primo tempo (assist di Yildiz, che in posizione centrale rende molto di più) e l’ultima di Cambiaso in chiusura del secondo, del tutto simile a quella di Mbangula ma confezionata da destra e segnata col sinistro. Vlahovic ha preso due pali a porta vuota e ha sbagliato gol quando invece Reina in porta c’era, ma tanto era una di quelle situazioni in cui è meglio tenerseli per la volta dopo. Sempre se meriterà di giocare.
Il tabellino di Juventus Como
Juventus 3 (23’ pt Mbangula, 46’ pt Weah, 46’ st Cambiaso)
Como 0
Juventus (4-2-3-1): Di Gregorio – Cambiaso, Gatti, Bremer, Cabal – Locatelli (34’ st Douglas Luiz), Thuram (21’ st Fagioli) – Weah (1’ st Savona), Yildiz, Mbangula – Vlahovic. All. Thiago Motta.
Como (4-4-2): Reina – Moreno, Goldaniga, Barba, Sala – Strefezza, Braunöder, Baselli (22’ pt Engelhardt), Da Cunha (11’ st Abildgaard, 18’ st Verdi) – Belotti (11’ st Gabrielloni), Cutrone (18’ st Cerri). All. Fabregas.
Arbitro: Marcenaro.
Note: ammoniti Sala, Engelhardt, Locatelli, Verdi e Cambiaso. Spettatori 40.696.