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Il Chelsea (in panchina) è di nuovo italiano: può una “casa di pazzi” con 8 portieri e senza bomber insidiare Guardiola?

Il nuovo patron americano ha speso 1,5 miliardi di euro in giocatori e scelto Enzo Maresca per guidare la squadra. Se è una scommessa, un rinascimento o una follia lo dirà il futuro

LONDRA – Alla fiera del West London, o forse del Far West del Chelsea, una marea di giocatori papà Boehly comprò. “È il rinascimento italiano”, assicura Gianfranco Zola. O “una casa di pazzi”, come sostiene Rio Ferdinand? Anche se sembra avere poche chance per vincere la Premier League, il Chelsea fa sempre parlare di sé.

Perché il nuovo padre padrone americano Todd Boehly ha continuato a comprare e a spendere senza sosta, quest’anno altri 11 giocatori oltre al nuovo allenatore italiano Enzo Maresca, per 250 milioni e un totale di quasi 1,5 miliardi di euro spesi da quando si è insediato nel maggio 2022, dopo la guerra in Ucraina e la defenestrazione del precedente proprietario Roman Abramovic.

Come visto anche l’anno scorso, lo spogliatoio dei blues trabocca di giocatori e a volte non ci sono neanche gli armadietti disponibili per tutti al campo di allenamento di Cobham. Il campionato è iniziato sabato 17, e la prima squadra del Chelsea vantava otto portieri, sette terzini, nove difensori centrali, 15 centrocampisti, nove ali e sette attaccanti: in totale, cinquanta giocatori, da gestire o da smaltire il prima possibile per Maresca, più altri cinque già in prestito.

Una spesa da 250 milioni, nome per nome

Alcune perle. Come portieri, il Chelsea ha speso 21 milioni di sterline per Filip Jorgensen, 25 per Robert Sanchez, 14 per Djordje Petrovic, 72 per Kepa Arrizabalaga tornato dal Real Madrid e ancora senza un destino chiaro, 17 per il 19enne Mike Penders. Come terzini, invece, Cucurella è arrivato per 62 milioni, Chilwell per 45, il nuovo Renato Veiga per 12, Gusto per 30, mentre tra i centrali troviamo Disasi acquistato per 39 milioni, Fofana per 75, Badiashile per 33.

Capitolo centrocampisti: Enzo Fernandez è costato 107 milioni e sinora ha giocato ben al di sotto delle aspettative, Nkunku per 52, l’italiano Casadei per 17, Ugochukwu per 23 (da qualche giorno in prestito al Southampton), il pupillo di Maresca al Leicester Dewsbury-Hall per altri 30, il 20enne Romeo Lavia “soffiato al Liverpool” per 53 milioni, Chukwuemeka per 20, Andrey Santos per 18.

E come dimenticarsi, tra ali e attaccanti, l’ucraino Mykhailo Mudryk che sinora non è valso neanche un decimo degli 89 milioni spesi l’anno scorso, Sterling per 48, l’ex meteora della Lazio Pedro Neto appena arrivato dal Wolverhampton per 54 milioni, e poi Cole Palmer per 42, Madueke per 29, il 17enne Estevao Willian prenotato per 51 milioni (ma arriverà la prossima stagione), il defenestrato Lukaku per 100, Nico Jackson per 32. E con il molto probabile addio del belga direzione Napoli, e i dubbi ancora su Osimhen, manca ancora una punta. Forse sarà, ancora una volta, Joao Felix dall’Atletico, nonostante il mezzo fiasco dell’anno scorso, con un contratto di sei anni.

Insomma, quando Rio Ferdinand parla di “madhouse”, forse non ha tutti i torti. Per Maresca la prima preoccupazione sarà questa: gestire un gruppo potenzialmente ingestibile. Almeno, l’allenatore italiano ha un contratto di cinque anni. Quindi, in teoria ha tempo per lavorare. Ma questa è un’altra stortura del Chelsea di Boehly.

Chelsea, due hotel venduti per fare cassa

Per aggirare le ganasce del fair play finanziario, il Chelsea non solo ha appena venduto i due hotel vicino allo stadio per una cifra superiore agli ottanta milioni di euro. Ma soprattutto spalma gli acquisti con contratti lunghissimi ai giocatori, anche di sette o otto anni. Oppure, come capitato a Palmer qualche giorno fa, anche di nove, visto che ha appena rinnovato di altri due il suo originario impegno di sette anni con i blues, fino al 2033.

Ma che motivazione possono avere questi calciatori strapagati, soprattutto i più giovani, dopo aver vinto una lotteria di contratti multimilionari lunghi quasi un decennio che gli assicurano una vita da nababbi?

Insomma, il compito di Maresca non sarà affatto facile. Certo, il Chelsea di oggi resta in teoria un top team e ha vinto tanto negli ultimi anni soprattutto grazie agli italiani.

Il Chelsea vittorioso degli italiani

Sin dall’arrivo degli allora calciatori Gianluca Vialli, lo stesso Zola e Roberto Di Matteo, che fecero fare il primo salto di qualità ai blues, in una Premier League allora ben più provinciale di allora.

Con il fantasista cagliaritano – “the legend” da queste parti – e il compianto Vialli allenatore e giocatore, la squadra di West London ha vinto due FA Cup, una coppa di Lega, una coppa delle Coppe e una Supercoppa europea e una inglese.

Con Di Matteo allenatore la prima Champions League nella storia del club e una FA Cup. Con Carlo Ancelotti una Premier League, una FA Cup e una Supercoppa inglese. Con Antonio Conte un altro campionato e un’altra FA Cup. E con Maurizio Sarri una Europa League.

The Italian job. Maresca ha dalla sua bravura e spavalderia. Non a caso i tifosi del Leicester, dove l’anno scorso ha conquistato la promozione in Premier League, lo chiamavano “Marescalator”. Nella prima di campionato nel weekend scorso, il Chelsea ha perso 2-0 in casa contro i dominatori campioni in carica del Manchester City di Pep Guardiola. Ma, come ha detto il tecnico italiano, “ce la siamo giocata alla pari. L’unica differenza è stata che loro hanno segnato e noi no”.

Il Chelsea “degli estranei” e il problema in porta e in attacco

Almeno un precedente porta bene. L’Arsenal è rinato proprio con Mikel Arteta, figlioccio di Guardiola come Maresca. E, tempo qualche anno, i Gunners sono diventati una potenza della Premier League, tanto che nell’ultima stagione si sono giocati il titolo fino all’ultima giornata contro il Manchester City.

Il 44enne italiano, invece, anche lui allievo per due anni del leggendario Pep, ha già vinto la Championship l’anno scorso (la “serie B” inglese) con il Leicester.

Ma certo il Chelsea è ancora una pietra molto grezza da scolpire, e chissà quanto tempo ci metterà Maresca a dare una forma sensata a questo bozzetto miliardario e anche un po’ schizofrenico. Dopo la sconfitta contro il City, Jamie Carragher ha detto che i blues sembrano “una squadra di persone estranee” e che “dopo quasi 1,5 miliardi spesi, il Chelsea non ha un vero bomber e forse nemmeno un portiere di valore, tra i suoi otto”.

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