E’ partito dallo stadio Filadelfia, a Torino, il corteo di protesta dei tifosi del Toro, sul piede di guerra contro la società presieduta da Urbano Cairo dopo la cessione di Raul Bellanova all’Atalanta, ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso dei malumori già al culmine dopo la partenza di Ale Buongiorno.
In strada ci sono circa 10mila tifosi granata, diretti allo stadio Olimpico Grande Torino, dove alle 18.30 si giocherà Torino-Atalanta. Un numero, quello dei manifestanti, che potrebbe aumentare considerevolmente dopo la fusione allo stadio con altri due gruppi di tifoseria. Il neo-esterno nerazzurro, comunque, non è stato convocato e non scenderà in campo contro la sua ex squadra, una decisione forse proprio visto l’ambiente in cui si giocherà la partita.
In testa al corteo lo striscione ‘Il Toro siamo noi!’ e appena dietro i cartelli con la scritta ‘Cairo, vattene!’ dove il presidente del Toro è anche raffigurato al centro di banconote .Cori e slogan contro la proprietà sono scanditi dai manifestanti che accentueranno la loro protesta all’esterno del ‘Grande Torino’ prima dell’inizio della partita.
La contestazione dovrebbe proseguire anche durante il match, anche se non contro squadra e allenatore. Al Filadelfia gli ultras del Torino hanno appeso uno striscione con la scritta “Ambizioni di un certo livello? Da 19 anni (l’era Cairo, ndr) il solito ritornello. Noi non siamo in vendita”.
A dare forza ai tifosi che protestano arrivano anche le parole dell’allenatore Paolo Vanoli, che oggi a Repubblica dicchiara: “Non c’erano avvisaglie della cessione di Bellanova, assolutamente non me lo sarei mai aspettato. Lo conferma il fatto che, dopo la partita di San Siro, in conferenza stampa sia venuto a parlare proprio lui”.
Quanto alle motivazioni fornite dal presidente Cairo al tecnico, Vanoli prtecisa che “io non ho voluto spiegazioni sulla dinamica. Quando una società vende un giocatore a mia insaputa è inutile che vada a cercare spiegazioni: perché sarebbero solo giustificazioni e io non mi piango addosso. Ciò che volevo dire al presidente l’ho detto al telefono: io non batto i pugni ma dico le cose in faccia. Ma quando sono arrivato qui, era all’erta su tutto…”.
Su come sia stata recepita la cessione all’interno del gruppo, Vanoli dice chiaramente: “Siamo rimasti tutti sorpresi. Certo, i ragazzi erano delusi perché la partita di Milano rappresentava anche un messaggio per il presidente di credere in questa squadra”. E per oggi, giorno di contestazione, cosa si aspetta l’allenatore? “I tifosi hanno diritto di difendere i valori e la storia del club. Spero solo che possano anche sostenere la squadra perché i giocatori hanno bisogno di loro”.