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Un altro pareggio, la Fiorentina non sa più vincere

Al Franchi con il Venezia finisce 0-0. La squadra esce tra i fischi. Buon esordio per Richardson

Matteo Dovellini

Un clima surreale e un pareggio che inchioda la Fiorentina alla realtà. Il terzo pari di fila, compreso quello nell’andata dei playoff di Conference League, su altrettante uscite ufficiali da parte della squadra di Palladino. Poche emozioni, poche azioni degne di nota, alcune conclusioni frutto più dell’estro del singolo che di una manovra ragionata, organica, brillante. Il tutto mentre a qualche chilometro più a nord l’ormai ex numero dieci Nico Gonzalez si sottoponeva alle visite mediche, alla firma sul contratto e alle strette di mano con la dirigenza e il suo nuovo allenatore.

Un altro giocatore viola passato alla Juventus, nella domenica in cui la Fiorentina scendeva in campo cercando di non pensare al calciomercato, almeno per un giorno, e con l’obiettivo di fare un passo in avanti sotto il profilo del gioco e della fiducia. «La vostra ambizione è vendere la nostra passione», lo striscione esposto dai tifosi della Fiesole in Curva. Il riferimento a quelle parole della dirigenza viola a inizio estate, tra promesse e speranze dopo aver chiuso il triennio con Vincenzo Italiano a pochi giorni dalla sconfitta nella finale di Atene. I tifosi che avevano espresso la loro posizione, richiamando la proprietà con una nota ufficiale, e la dirigenza che era intervenuta in una conferenza stampa. Lungo applauso da parte di tutto lo stadio (quasi 19 mila i presenti al Franchi) quando vengono esposti gli striscioni che mettono nel mirino, ovviamente, anche la rivalità con la Juventus. «Chi non salta bianconero è», cantano i tifosi. E poi i cori contro Nico Gonzalez. Ma la società non viene risparmiata: «Rispettate la nostra maglia» e «Bisogna spendere per vincere» i richiami della Curva.

Palladino che più volte si sbraccia, cerca di spronare i suoi ad aumentare il ritmo del palleggio, delle giocate. I suoi messaggi sono chiari, ha ripetuto più volte che si attende acquisti mirati in ogni reparto. La squadra, almeno quella vista ieri sera, pare molto indietro nel percorso della ricerca dell’identità. Mancano ancora alcuni giocatori e non è facile lavorare col calciomercato ancora aperto. In campo i suoi faticano, a volte non si trovano, altre sembrano alla ricerca di misure, equilibri, geometrie. Così a fine partita arrivano sonori fischi da parte del Franchi e nessuno pare escluso.

In attesa del mercato, e di quei tasselli che dovrebbero completare la squadra, Raffaele Palladino si era affidato al 3-4-2-1 con l’esordio di Richardson in mediana in coppia con Amrabat e alcune novità. Come l’esclusione dai titolari di Quarta, Colpani e Sottil: al loro posto Comuzzo, confermato dopo la prima di campionato a Parma, col duo alle spalle di Kean formato da Kouame e Barak. In tribuna c’è anche Gudmundsson, che continua ad allenarsi per essere a disposizione il prima possibile. Il tecnico, nelle intenzioni, aveva attuato una rotazione in vista anche della sfida di giovedì, contro la Puskas Akademia, fondamentale per le sorti europee della Fiorentina. Primo tempo con pochissime emozioni. Il Venezia che fatica a creare, i viola che fraseggiano ma soltanto nel finale escono più convinti. La rovesciata di Kouame, su sponda di testa di Ranieri, abilmente respinta da Joronen. E poi due tentativi con Parisi, che scappa sulla sinistra e impegna il portiere in angolo, così come Richardson che con un movimento di gambe cerca l’angolo giusto, quello del primo palo, sul quale Joronen è attento.

Nella ripresa i ritmi rimangono bassi. Richardson ha il merito di mettere in mostra la sua qualità con alcune giocate mentre Kean si sbatte e prova a rendersi sempre disponibile. Palladino inserisce Colpani per uno spento Barak e Sottil per Kouame. Poi a dieci minuti dal termine dentro anche Quarta (per Comuzzo), Mandragora (per Richardson, applaudito a lungo) e Beltran per Kean. Il Venezia ci prova con Zampano, che chiama Terracciano alla respinta. Biraghi ci prova dalla distanza. Ma non cambia niente.

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