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Chiesa al Liverpool fa felice anche Spalletti. L’asse della Nazionale nei top club europei

L’ormai ex esterno della Juventus passa a una delle candidate alla vittoria della Champions: esperienza che servirà in azzurro. Oltre a lui Donnarumma, Calafiori, Jorginho e Tonali

TORINO – La storia è finita davvero male, ma adesso può cominciarne un’altra e può diventare bellissima, per lui e per tutti: Federico Chiesa in Premier League (e che Premier: il Liverpool!) è un’ottima notizia non solamente per lui, che esce dalla finestra di un’estate tremenda ma rientra attraverso un portone che chissà dove porterà, ma soprattutto per il calcio italiano e specialmente per il ct Luciano Spalletti, che ha un dannato bisogno di giocatori che si abituino a giocare ai livelli più alti, che battano con regolarità le strade che portano agli ultimi turni della Champions.

L’asse della Nazionale gioca all’estero

In questo senso, avevamo solamente Donnarumma, il declinante Jorginho e Tonali appena rientrato dalla squalifica, mentre i club più forti, vale a dire quelli da semifinale, pullulano di spagnoli, francesi, inglesi portoghesi, tedeschi, olandesi ma anche di belgi, svizzeri, croati, austriaci, norvegesi. Prima di Chiesa, quest’estate avevamo già spedito ai piani alti Calafiori (che però nell’Arsenal ha finora giocato appena 11’ in due giornate) e insomma lassù cominciano ad avere fiducia in noi nonostante il pessimo Europeo, anche se a permettere all’ala di fare il grande salto ha contribuito il prezzo stracciato che la Juventus gli ha dato pur di liberarsene. A 12 milioni (15 con i bonus), Chiesa può essere una scommessa interessante. Dai 25 in su, non lo voleva nessuno.

Chiesa e il sogno Liverpool

Il Liverpool lo immagina probabilmente come un vice Salah, anche perché sulla sinistra il nuovo allenatore Slot può alternare Luis Diaz, finora titolare due volte su due, Gakpo e anche Jota, utilizzabile pure come centravanti. A destra, dopo Salah c’era soltanto il diciottenne scozzese Doak, in arrivo dalla squadra B. Federico, insomma, potrà misurare il suo valore e tutti noi, da Spalletti agli altri 60 milioni di ct, la sua dimensione, rimasta indefinita negli anni juventini. “Dispiace per come è finita con la Juve, ma sono davvero felice per questa avventura”, ha detto prima di imbarcarsi per Liverpool: la Premier è stata sempre il suo sogno e nel suo intimo era convinto che sotto un certo di livello di competitività non sarebbe mai sceso. È per questo che non ha dato corda a Roma e Napoli, che lo avevano corteggiato più o meno insistentemente, perché in Italia avrebbe accettato solamente Inter e Milan e all’estero squadre con almeno mezza idea di poter vincere la Champions. Alla fine ha avuto ragione lui e ora si giocherà questa sfida: vedremo se ne sarà all’altezza. Parte comunque con un vantaggio, rispetto a tanti calciatori italiani che sono emigrati con entusiasmo ma poi si sono trovati spaesati a hanno brigato per rimpatriare al più presto: Chiesa parla perfettamente inglese (merito dei suoi genitori, che a Firenze lo iscrissero alla scuola internazionale fin dalle elementari), un elemento non secondario per integrarsi in uno spogliatoio internazionale di alto livello.

Chiesa e la Juventus, un rapporto consumato

Certo è che la storia con la Juventus è finita proprio male, con quell’infortunio al ginocchio che l’ha spezzata in due e una sensazione di irresolutezza che Federico non ha mai saputo scacciare. I tifosi lo hanno amato moltissimo, entusiasmati dal suo ingenuo entusiasmo quando partiva a testa bassa con la palla al piede, ma non ci hanno messo un attimo a scaricarlo quando Thiago Motta gli ha tirato una riga sopra e Giuntoli ha assecondato senza battere ciglio le richieste dell’allenatore: nessun tifoso ha protestato e molti, anzi, hanno sperato che l’ex idolo si levasse di torno il più presto possibile per far spazio alle nuove suggestioni, da Koopmeiners in giù. Molti, anzi, hanno usato i social per insultare Chiesa, convinti che dietro il suo rifiuto di rinnovare il contratto e di accettare un’offerta purchessia ci fosse un accordo con l’Inter in vista del 2025. I fatti hanno dimostrato che non era così, ma intanto è stato sorprendente come l’amore dei tifosi (spesso alimentato anche dal disamore per Allegri, del quale Chiesa non è mai stato un pupillo) abbia fatto in fretta a cambiare destinazione.

Chiesa, l’età della maturità

Ora tocca a lui che, a quasi 27 anni di età, ha un’occasione ancora più importante di quella che quattro anni fa gli aveva dato la Juventus, che su di lui aveva puntato 60 milioni: non è stato il migliore degli investimenti. Quello del Liverpool sarà invece senz’altro meno rischioso e l’augurio, per tutti, è che non finisca come dieci anni fa con Balotelli, ultimo italiano a passare ad Anfield e spedito in Italia dopo la solita annata storta dell’ attaccante più irrisolto del millennio. Chiesa, dal punto di vista dell’affidabilità, offre senz’altro molto di più.

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