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Napoli, serata da film: calcio opaco ma la città ha il profeta

Il commento

Autoritario e selettivo quando acquista, remissivo e confuso quando gioca. La prima idea è che il Napoli non riesca a metabolizzare l’effetto mercato. Porta sul campo la sindrome di chi si sente condannato a vincere. Un disagio che rivela per tutto il primo tempo, ridimensionato da un Parma che invece trasforma in agilità e leggerezza la sua voglia di stupire.

Vi riesce perché ben sistemato in campo con due interni in sintonia, lo spagnolo ventitreenne Bernabè padrone del centrocampo e il coetaneo svizzero Sohm. Netto in controluce l’affanno d Anguissa e Lobotka,. Irridente a volte la disinvoltura del Parma nel creare lunghi squarci in verticale dell’impianto difensivo del Napoli. Man tagliente contropiedista e il francese Bonny autore del gol, prima punta del 4-2-3-1 del molto apprezzato Pecchia sono molto insidiosi per il Napoli sempre più ambizioso di Conte.

Il Parma sembra correre sul velluto contro un Napoli compassato che meriterebbe forse un centrocampista in più. Ma la trama del film è un’altra. Ne deriva infatti un gioco sfilacciato, con Kvara che tenta qualche colpo di luce, senza mai sbarazzarsi del solido ungherese Botond Balogh. Un’ora è lunga da sopportare e Conte dopo aver già inserito Spinazzola prega l’esile Raspadori di lasciare per l’attesissimo Lukaku.

La reazione popolare è da “Arrivano i nostri”, partita che all’improvviso ricomincia, Conte indica i minuti da recuperare, Lukaku toccando con gli indici le tempie ordina ai nuovi compagni di ragionare, nulla va sprecato, figurarsi il vantaggio della superiorità numerica concessa dal giapponese Zion Suzuki quando nel più goffo volo a braccia e gambe aperte va a tentare di fermare Mazzocchi. Il Parma spedisce in porta l’esterno offensivo Delprato travestito da portiere e Conte infila un attaccante in più, Simone, al posto di Mazzocchi che aveva svolto bene la sua missione sconvolgendo la difesa di Pecchia.

Simeone vuole entrare nella storia di questa già concitata serata procurando un rigore, ci prova, non vi riesce perché ci si mette il Var, al punto da determinare 11 minuti di recupero nel conteggio finale. Del primo si appropria come prevedibile il protagonista più atteso e invocato, per sottoscrivere il pareggio.

Avanti subito dopo il raddoppio di Anguissa e un prodigio di Meret, ma decide lui, Romelu Lukaku, dev’essere lui il profeta delle vittorie. Napoli per un’ora opaco, ma le leggi dello spettacolo sono implacabili, il copione prevedeva l’evento popolare, il miracolo, il protagonista, quasi fosse tutto scritto, quale città poteva obbedire meglio che quella si San Gennaro?

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