La pausa giusta al momento giusto. Dopo cinque partite, tre di campionato e due di playoff che hanno garantito l’accesso al girone unico di Conference League, la Fiorentina si è concessa un giorno di riposo e oggi tornerà ad allenarsi al Viola Park. Il pari col Monza, acciuffato all’ultimo istante col nuovo arrivato Gosens, ha evitato il peggio. Ovvero il tonfo al Franchi, i prevedibili fischi e una sosta che non avrebbe fatto altro che alimentare perplessità. Perché al netto del pareggio, il quinto su cinque sfide (in Ungheria poi i viola hanno vinto ai calci di rigore), l’inizio di stagione di Raffaele Palladino è stato complicato e faticoso. Se lo aspettava, lo ha ripetuto fin dal primo giorno. Ma forse non pensava che il calendario, in apparenza agevole nelle prime gare della sua avventura, ponesse davanti alla sua squadra difficoltà così nette. I tifosi hanno seguito l’indicazione del tecnico, che ha chiesto ancora un po’ di tempo. «Ho una squadra forte che può fare di più ma ci vuole pazienza – ha detto Palladino dopo il 2-2 in casa con il Monza – sono convinto che faremo grandi cose». Poi ha aggiunto: «La pausa arriva nel momento giusto, siamo partiti con una rosa e poi sono arrivati undici giocatori nuovi che hanno ancora bisogno di inserirsi. Sono contento del mercato, sono arrivati giocatori forti e di qualità che devono essere messi a posto». Dunque, alla ripresa del campionato, il tecnico ha promesso una Fiorentina differente. Per approccio, per qualità proposta, per alternative in campo e in panchina.
Ma perché essere ottimisti? Non tutto è da scartare, anzi. Con l’arrivo di Palladino e il conseguente mercato, la squadra ha cambiato pelle. Nel sistema di gioco e nei singoli. In mezzo al campo e in attacco la Fiorentina intriga: ha soluzioni per ogni modulo e per ogni proposta. Da Richardson a Cataldi, da Adlì a Bove passando per Mandragora che è rimasto l’unico a dar continuità in un reparto per certi versi stravolto. Forse manca un giocatore di spessore e di carattere, un leader. Ma Palladino può giostrare i suoi interpreti pensando alle tre competizioni e scegliendo tra caratteristiche e profili differenti. Così come in attacco. Qui manca un vice Kean, inutile nasconderlo. Ma è proprio l’ex Juve ad aver impressionato: tre gol in stagione, l’ultimo che chiude il digiuno in campionato che durava da 17 mesi. Movimenti giusti, approccio perfetto, spirito di squadra e tanta qualità. Sa che Firenze è l’occasione giusta per riprendersi quel che ha lasciato sul campo negli ultimi anni. Il ritorno nelle convocazioni in Nazionale, con tanto di gol contro il Monza segnato davanti al ct Spalletti, è il segnale che sperava arrivasse così presto. Vero, non ha alternative: Beltran, indicato inizialmente come suo vice, è stato piazzato alle sue spalle nell’ultima gara. Ma Palladino ha pedine che potrebbero trovare gol con continuità: Gudmundsson e Colpani su tutti. Kouame potrebbe agire come falso nove e Sottil e Ikoné completano il reparto più affollato. In porta, poi, esperienza pura con De Gea e Terracciano. A Bergamo, il 15 settembre potrebbe arrivare la prima vera scelta di Palladino: lo spagnolo titolare in campionato, per poi lasciare il posto al compagno in Conference League.
Non tutto però finora è andato nel verso giusto. E, di conseguenza, c’è spazio anche per chi ragiona da pessimista. La difesa pare l’anello debole. Nel concetto del 3-4-2-1, un sistema di gioco che in fase difensiva pare non sia stato ancora digerito, e nell’interpretazione di quanto illustrato da Palladino. Il mercato non ha assicurato il difensore sperato e gli interpreti a disposizione del tecnico (su tutti Pongracic, l’acquisto da 15 milioni di euro), sono andati in difficoltà. Biraghi non riesce a esprimersi come difensore di sinistra e Kayode viene sacrificato (fin qui soltanto 17’ nelle prime tre di campionato). E poi il mercato, appunto. Gudmundsson non si è ancora allenato in gruppo a causa di un problema al polpaccio, Colpani fatica a tornare ai suoi livelli, Parisi con l’arrivo di Gosens rischia di ritrovarsi terza scelta. Tanti giocatori nuovi, alcuni arrivati nelle ultime ore. Palladino ha bisogno di tempo ma a un certo punto gli esami finiranno. E quel che manca, adesso, è l’identità: quasi due mesi di lavoro ma ancora grosse difficoltà nel mettere in pratica le idee del tecnico. Prevedibile, visto che per intere settimane Palladino ha dovuto allenare una rosa che poi non era quella definitiva.