Non è parco di principi, per una volta, l’azzurro. E ce n’è uno che lo è più di tutti, uno che risale dal pozzo a colpi di tacco, Sandro Tonali, il lato bello dell’ombra. Appoggiarsi all’errore, far leva, mettersi di lato, cambiare il flusso della corrente. La ludopatia non è un vizio, è una malattia. Ma non è un male incurabile: questo dicono i destini di Tonali e Nicolò Fagioli che stava in panchina, e sul quale a Venezia è stato appena presentato un documentario per raccontare come si sbaglia e come ci si rimette in sesto.
Tonali in campo tutta la partita
Tutti i bambini sognano un gol di tacco, ma anche un passaggio così non è male. Al volo, per Dimarco che agli Europei sbagliò il primo pallone e così l’Italia prese gol dopo 23 secondi dagli albanesi. Proprio Dimarco, a Parigi, città olimpica, è andato a consolare Di Lorenzo per uno sbaglio ancora più repentino, 13 secondi soltanto, e dal potenziale nefasto ancor maggiore. Invece no. La risalita dal pozzo sta diventando una specialità azzurra: Dimarco, Di Lorenzo, poi il piccolo principe al parco. «Sandro ha giocato una partita incredibile», la benedizione di Spalletti. «Temevamo non ce la facesse a fare 90 minuti e invece nel finale ha trovato due sgassate che è andato quasi in porta da solo. Abbiamo ritrovato un giocatore fortissimo».
Tonali recuperato da Spalletti
Non facile rimettersi dalla parte delle luce dopo 308 giorni di solitudine, per di più a Newcastle che non è uno dei luoghi più ameni del globo. La vertigine delle scommesse, l’ammissione di colpa, la squalifica lunga ma non eterna, non irreparabile. Sandro Tonali è un ragazzo serio, forse un po’ triste. Si è allenato, non si è perduto. Luciano Spalletti ha parlato con lui più che con tutti, se lo sport non serve a recuperare chi è in difficoltà allora a cosa serve? Il cittì lo ha sentito intatto, dentro e fuori, così lo ha chiamato. Lo stesso gesto che aveva compiuto con Fagioli all’Europeo. Anche per non lasciar solo chi è solo, serve coraggio.
Il ritorno in campo di Tonali
L’inizio è complesso, Tonali sembra arrancare, ha una corsa un po’ frenata. Era tornato in campo solo ad agosto, Newcastle-Nottingham Forest, primo turno di Coppa di Lega, 62 minuti, poi una ventina in Premier contro il Tottenham. Poco, ma abbastanza per capire di esserci ancora. L’erba del Parco, contro i francesi, se l’è invece mangiata tutta. Non era stanco il passo, era un diesel da scaldare. Il resto è stata fiducia, e giocare come lui sa: un cervello che governa, e tanta essenziale sostanza fino all’istante della fiducia un po’ matta, quella che porta a tentare il colpo estremo, il tacco per Dimarco che dopo la prodezza recita, mimando la faccia di chi non ci crede. A quel punto si è capito che gli azzurri erano in totale controllo mentale, attori ormai protagonisti. Del resto, molti tra loro hanno imparato a farlo lontano dall’Italia: Donnarumma a Parigi, Tonali, Calafiori e Udogie in Inghilterra. Strane situazioni per ragazzi che qui non sempre hanno spazio, così vanno a prenderselo altrove per riportarlo indietro intatto, e produttivo, con addosso la maglia più bella.
Il cambio di rotta di Spalletti
«Bravo Sandrooo», «Bravo Samuele», «Bravo Davideee» si sentiva nel microfono di Spalletti, prodigo di elogi e consigli quanto in Germania lo era stato di sfuriate e sfoghi. Forse il cittì sta davvero semplificando le procedure, rendendo più semplice e nitido il disegno che i ragazzi devono seguire. Anche i meno esperti ci sono riusciti, con menzione speciale per Cambiaso, Calafiori e Ricci. Meno rompiscatole Spalletti, meno disumano, come ha detto. E l’Italia del palleggio felice si è compattata attorno all’angoscia iniziale per superarla, come quando si cambia vita.