MILANO – Un documento di 46 pagine, per presentare lo Sport saudita al mondo e per “attrarre nuovi investitori sportivi locali e internazionali, per supportare gli ambiziosi obiettivi del regno per il settore”, come si legge nell’introduzione, firmata dal Misa, il ministero per gli Investimenti. La carta – che magnifica i risultati raggiunti dal Paese nello sport e detta la linea per il futuro – s’intitola “Why Saudi Sport 2024”, ed è la base su cui il governo di Riad sta cercando di attrarre aziende europee a sostegno del proprio movimento sportivo, a partire dalla Saudi Pro League di calcio, i cui 18 club vorrebbe affidare al “private sector funding”: il finanziamento con capitali privati, per aumentare la competitività del torneo e l’interesse che suscita.
Privatizzare il calcio saudita
Lo scopo dichiarato dello Sport Europe Roadshow – che in questi giorni sta portando i ministri sauditi di Sport e Investimenti a Londra, Milano, Monaco di Baviera e Stoccolma – è “rafforzare le partnership esistenti, promuovere le opportunità di privatizzazione dei club di calcio, esplorare potenziali investimenti, identificare aree di collaborazione tra il settore pubblico e quello privato e mostrare storie di successo nello sport”. La strategia seguita per ora dal campionato saudita, con l’ingaggio a prezzi fuori mercato di campioni come Ronaldo e Benzema, non ha pagato. Anzi. La Saudi Pro League, in cui di fatto tutti i club sono di proprietà pubblica, si gioca in stadi mezzi vuoti. All’estero in pochissimi seguono le partite in tv. I ricavi complessivi della lega araba per la stagione 2022/23 sono stati di appena 455 milioni, cioè poco più della sola Juventus, con costi mai dichiarati ma ingentissimi. E gli stessi calciatori dei club europei hanno cominciato a resistere alle lusinghe economiche dei signori del petrolio.
Il Milan “potenziale investitore” e la smentita
Quando si tratta di elencare le partnership commerciali in essere in ambito sportivo, il governo saudita elenca “23 affari chiusi il 17 ottobre 2023” con, fra gli altri, il Liverpool – che in Arabia ha aperto una sua accademia, come l’Inter, che ne ha una dal 2019 e altre ne aprirà – e la società di palestre PureGym. Più interessante per l’Italia il fatto che fra i “potenziali investitori” nel regno, in mezzo a società sportive fra cui la Formula 1 e aziende produttrici di impianti per il parkour, ci sia anche l’A.C. Milan, al fianco del Newcastle United, già oggi di proprietà saudita. Quale sarebbe l’oggetto della futura collaborazione col club rossonero, però, non è dato sapere. Né si trova alcun tipo di conferma a Casa Milan. Anzi: dal quartier generale milanista fanno sapere che non risulta nulla. Resta il fatto che il logo del club di proprietà del fondo RedBird compare su un documento ufficiale del governo di Riad, che cita come fonte la società di analisi di mercato Portas Consulting.
I dati della crescita dello Sport saudita
Parallelamente alla ricerca di investitori, soprattutto per sostenere il movimento calcistico in vista del Mondiale del 2034 che si dovrebbe giocare proprio in Arabia, il ministero delle Infrastrutture del regno fornisce alcuni numeri su quella che sarebbe la crescita nel tempo dell’importanza dello sport nel Paese. Dal 2015 – secondo i dati del governo – il numero di cittadini sauditi che fanno attività fisica sarebbe cresciuto dal 13 per cento del 2015 al 48 per cento del 2022. Quanto ai risultati dello sport professionistico, il governo sottolinea lo stanziamento di 624 milioni per le federazioni sportive e ricorda come il regno abbia ospitato e ospiti eventi di interesse mondiale come “Formula 1, Supercoppa spagnola e italiana di calcio”
Gli investimenti futuri
In proiezione, da oggi al 2030, il governo saudita conta di aumentare gli investimenti nel settore sportivo da 26 a 83 miliardi di riyal, l’equivalente di 19,9 miliardi di euro, con una crescita del 56 per cento. Le aree in cui si concentreranno gli investimenti nei prossimi sette anni, nell’ambito del progetto di trasformazione del regno “Vision 2030”, sono le palestre, la formazione di allenatori, le strutture sportive in genere, la produzione di software dedicato, l’ambito medico e riabilitativo e la ricerca di nuovi talenti.