BUDAPEST – La Nazionale ha fatto il tifo per Sinner, come illustra il video registrato in Ungheria a poche ore dalla partita di Nations League con Israele e spedito negli Usa. Spalletti spiega a Radiorai qual è la lezione da imparare dai successi del numero uno del tennis mondiale: “La sua capacità di essere sempre determinato a livello mentale, indistruttibile nella preparazione tecnica e fisica, e di sapere resistere agli attacchi che ha ricevuto e alle cattiverie altrui. Questa sua forza mentale fa sempre la differenza”.
Spalletti conferma Tonali e lancia Bellanova
Questa sera (20.45) alla Bozsik Arena il ct sfrutterà il turnover annunciato: si prepara a schierare Kean centravanti e Buongiorno in difesa, sia per fare rifiatare chi a Parigi con la Francia si è sfiancato nel pressing (Retegui) o per sostituire chi si è infortunato (Calafiori e Pellegrini, per il trequartista è ballottaggio Raspadori-Brescianini) sia per dare un’occasione alle alternative: si profila a destra l’inserimento dal primo minuto di Bellanova al posto di Cambiaso. Sfugge invece al ricambio Tonali, leader del centrocampo al Parco dei Principi.
Niente polemiche con Maignan
La risposta di Spalletti al portiere francese del Milan Maignan, che come rivelato dell’Equipe dopo la sconfitta con la Nazionale aveva sferzato i compagni teorizzando che solo due italiani al massimo potrebbero giocare titolari nella Francia, è arrivata a poche ore dalla partita che potrebbe issare gli azzurri in solitaria in testa alla classifica del girone B della Lega A di Nations League (in concomitanza a Bruxelles i francesi affrontano il Belgio, attuale capolista con gli stessi punti e la stessa differenza reti degli azzurri) o magari staccare ancora di più i Bleus. Il ct dribbla con forza qualunque polemica: “Lo spogliatoio è un luogo sacro, dove si dicono cose che non andrebbero riportate. Si dicono certe cose anche per riportare un concetto tipo: siamo una squadra fortissima. Loro lo sono e Maignan ha preso la parola, da leader dello spogliatoio qual è: ha voluto rimarcare che loro sono una squadra fortissima, che deve vincere queste partite. Non voleva assolutamente denigrare la squadra italiana o i giocatori italiani. È una cosa normalissima, che tutti abbiamo fatto nello spogliatoio”.
Spalletti e le giocate alla brasiliana
Il commissario tecnico rivendica comunque l’alto livello della sua squadra: “Noi i fuoriclasse li abbiamo da tutte le parti. Ho sempre detto, e continuerò a dirlo finché sarò ct, che io ho accettato questo ruolo perché sono convinto che l’Italia genererà sempre 20 calciatori per formare una Nazionale forte. Poi è chiaro che mancano in questo momento, in alcuni ruoli, giocatori che riempiono di più l’occhio agli osservatori dal palato fino, perché piacciono il numero e il colpo a sensazione. Ma lo hanno fatto Dimarco e Tonali sul primo gol, Retegui e Frattesi sul secondo, Bastoni e Udogie sul terzo, con l’inserimento di Raspadori: sono tutte cose da calciatori forti. Il mio sull’assenza di purosangue era un riferimento a simboli come Del Piero, Totti e Baggio, che ci ricordiamo sempre e che abbiamo voluto portare come esempio perché qualche esempio appunto attecchisse e qualcuno prendesse qualcosa da loro. Direi che c’è chi l’ha preso: certe giocate sono da calcio alla brasiliana”.
Spalletti e le regole di comportamento
Ridirebbe ora le frasi della vigilia dell’Europeo sulle ore piccole passate a giocare alla playstation? La domanda sulla necessità di imporre regole di comportamento non scalfisce Spalletti: “Ho detto quelle cose perché mi sono accertato che in quel momento ce n’era bisogno. Non credo di avere fatto nulla di male, dicendo che bisogna riposare la notte. Io ora vedo un gruppo affiatato, molto equilibrato. Dopo la partita con la Francia i ragazzi sono rimasti molto tranquilli, senza esaltarsi: c’è da rimanere molto calmi: una vittoria non basta a rimettere le cose a posto e a farci credere di essere di quel livello lì, anche se è una vittoria bellissima, di quelle particolari. C’è un percorso da fare, per consolidarla”.
Spalletti e la difesa a 3
Il sistema a 3 non è una novità nella carriera di Spalletti: la usò con profitto ai tempi dell ‘Udinese, dopo averla teorizzata nella tesi di laurea a Coverciano, della quale Repubblica ha parlato con l’estensore Sergio Brescia. Il ct spiega perché ha imboccato di nuovo questa strada tattica, ovviamente riveduta e corretta: “Negli ultimi anni ho usato altri sistemi, ma è più importante che il sistema lo conoscano i giocatori più dell’allenatore, perché poi in campo lo sviluppano loro. I concetti vanno messi e i principi vanno dati, ma poi è fondamentale svilupparli. Essere liberi mentalmente per poterli applicare diventa una qualità estremamente importante. Io ho fatto la tesi sul 5-3-2 a Coverciano, ma sono passati tanti anni. Abbiamo deciso di scegliere questa tattica perché i giocatori più importanti hanno ruoli ben precisi nei loro club, perciò li abbiamo messi lì perché ritrovino le cose che fanno sempre”.
Ricci e il paragone con Pizarro
Nell’Udinese di cui sopra il regista era Pizarro e la suggestione del paragone con Ricci appena lanciato a Parigi, è forte: “Ricci è un talentino che può crescere: è bravo a gestire la palla, a liberarsi quando ha la pressione dell’avversario. Non è come Pizarro ancora, ma ha padronanza e fisicità per invertire il senso di marcia, ogni tanto cambia corsia e va dall’altra parte. Gira anche dove c’è la striscia continua”.