TORINO — La prima Juventus, quella del doppio 3-0 nelle due giornate iniziali, è stata una bella scoperta, ma da questo pomeriggio ce n’è già una nuova da scoprire, perché tra agosto e settembre, cioè tra mercato aperto e mercato chiuso, c’è una differenza notevole: in carne e ossa, si tratta di sei giocatori nuovi (incluso Thuram, che s’è infortunato dopo un’ora in campo) che ancora non hanno preso piede nella squadra. Soltanto il francese ha giocato, una volta sola, da titolare, mentre gli altri sono l’espressione di un possibile e ulteriore salto di qualità: sono duecento milioni mal contati di investimento, anche se Thiago Motta non ha ancora dichiarato, e forse non dichiarerà mai, l’obiettivo minimo della stagione, che l’anno scorso era stato fissato nel quarto posto e comodamente centrato da Allegri.
Lipsia il primo avversario in Champions
Sarà una scoperta la Juve e sarà una scoperta il calcio ogni tre giorni per Thiago Motta, che ha conosciuto da giocatore, e l’ha conosciuta davvero bene, l’alternanza serrata di campionato e Champions ma come allenatore comincerà a farsene un’idea oggi da Empoli, la trasferta (organizzata in giornata nonostante si giochi alle 18) che precederà il debutto europeo contro il Lipsia e una sfida di un certo rilievo come quella di sabato prossimo con il Napoli: la gente bianconera sta impazzendo dalla curiosità, Motta si comporta invece come se non esistesse un futuro al di là dell’indomani: «Io non riesco a ragionare se non su una partita per volta. Ora stiamo concentrati sull’Empoli, avremo tempo per pensare alle altre due partite, per parlarne e prepararle». Motta, d’altronde, è abituato a cambiare anche senza le esigenze del turnover, sceglie di volta in volta («Io non guardo a età o nazionalità, guardo il momento»), spesso sorprende e insomma ha un metodo. Lascia che sia il campo a illustrarlo, perché a parole concede molto poco.
I nuovi acquisti della Juventus
Da oggi in poi la Juventus sarà una cosa diversa, e dovrà essere più forte. Gli unici nuovi acquisti che si sono già presi il posto sono stati Di Gregorio e Cabal, gli altri devono ancora farlo: in molti casi perché sono arrivati agli sgoccioli di mercato (e uno di loro, Conceição, è già ko), in quello di Douglas Luiz per motivi ancora sconosciuti. «Le difficoltà di Douglas? Nessuna difficoltà» dice Motta, che tuttavia ha sempre relegato in panchina un giocatore, pagato 51 milioni e mezzo, che si allena con la squadra da fine luglio, quando invece gli altri pezzi grossi erano ancora di là da arrivare: gli ha preferito Fagioli e Locatelli come centrocampisti e Yildiz, inserendo Mbangula a sinistra, come fantasista. Oggi potrebbe però preferire lui agli altri e lo stesso vale per Koopmeiners, l’acquisto al fotofinish. Né il brasiliano né l’olandese sono stati convocati con le loro nazionali e hanno così potuto prendere confidenza con i metodi di lavoro di Motta: più delle quotazioni di mercato, è la logica a dire che presto o tardi avranno un ruolo centrale nella squadra, come col tempo è destino che accada a Nico Gonzalez (lui, invece, rientrato dal Sudamerica soltanto giovedì) e a Kalulu, mentre di Conceição si dovrà aspettare la guarigione. È evidente, per quanto i giovani abbiano finora fatto benissimo (e specialmente Savona avrà molti spazi per continuare a farlo), che la Juve con quei sei in più guadagnerà in tecnica, esperienza, spessore, personalità, versatilità, creatività, pericolosità: è mezza squadra in più e non è una mezza squadra qualsiasi.
La formazione della Juventus
La Juve al completo dovrebbe essere modellata sull’impronta del 4-1-4-1, con Thuram a fare da perno, Douglas Luiz e Koopmeiners i tuttocampisti e Nico e Yildiz i fantasisti di fascia, tutti al servizio di Vlahovic, che «arriva al campo al mattino e porta entusiasmo, è molto interessante guardarlo perché ha grande voglia, energia positiva che trasmette anche agli altri». L’idea, in sé, è semplice e ardita al tempo stesso: «Se imponiamo il nostro gioco, abbiamo più possibilità di raggiungere il risultato». I giocatori forti sono un bell’incentivo.