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Roma, l’ad Lina Souloukou e l’ossessione del controllo. I Friedkin mai così lontani dalla città

Il commento dopo l’esonero di Daniele De Rossi

L’esonero di De Rossi è semplicemente un riflesso. Lo specchio che restituisce l’immagine esatta della Roma di oggi. Il proprietario americano Dan Friedkin ha abbandonato la casa dei Parioli e s’illude di gestire una società in cui a comandare davvero oggi è una manager greca che per anni ha amministrato l’Olympiacos per il controverso armatore Evangelos Marinakis. La cosa più importante per Lina Souloukou, 41enne amministratrice delegata arrivata ad aprile del 2023, è mantenere il controllo: quando ha ascoltato l’intervista di Totti a Sky, poco più di una settimana fa, ha creduto che qualcuno volesse toglierglielo dalle mani. Agli occhi della manager greca, la frase «Daniele è un parafulmine» l’avrebbe ispirata proprio De Rossi: è questo che ha contestato all’allenatore, prima ancora dei risultati deludenti della sua Roma. Senza capire invece che quelle parole, il paragone con l’innominabile («Rischia di fare la fine di Mourinho») sono state il primo colpo alla credibilità stessa di De Rossi.

La cosa più difficile è capire cosa animi le scelte. Per anni a Roma si è discusso della necessità di una proprietà presente. Per poi rendersi conto che si può essere lontanissimi anche vivendo ai Parioli. Difficile capire cosa spinga un proprietario a scegliere, in 611 giorni, di licenziare un totem come Mourinho anestetizzando i tifosi con la bandiera De Rossi. A costruire con lui per un’estate per poi licenziarlo dopo quattro partite: un gol al 96’ come unica differenza tra la fiducia cieca e la sfiducia totale. Persino le frenetiche strade di Roma avrebbero avuto più pazienza, di fronte al mito. Ma è difficile rendersene conto per proprietari che, da quando hanno preso la Roma, non hanno mai ascoltato nessuno: né dentro, né fuori.

Lo hanno mostrato chiamando in ufficio De Rossi, per licenziarlo, mentre si preparava a dirigere l’allenamento. Senza preavviso, senza cautele. E scegliendo Ivan Juric dopo gli anni sbiaditi al Toro: come ammainare, dopo la bandiera del cuore, anche quella dell’ambizione. Ma per la proprietà decide Lina Souloukou. E lei sceglie tra uomini di fiducia: a garantire per Juric è stato l’agente Beppe Riso, a presentarle Riso è stato François Modesto, per anni ds dell’Olympiacos di Lina, oggi al Monza, dove ha preso sei giocatori dello stesso Riso.

La manager greca ha licenziato persone che lavoravano alla Roma da anni, smantellato interi reparti, dalla comunicazione al marketing, per risparmiare cifre inferiori a un mese di stipendio degli allenatori a libro paga. Ad aprile la Roma annunciava il rinnovo di De Rossi senza avere l’accordo economico. Sono serviti tre mesi per trovarlo, ma il matrimonio che doveva durare tre anni non è arrivato ai tre mesi.

A De Rossi la proprietà, per bocca di Lina, voleva imporre di usare Dybala col misurino per non far scattare il rinnovo automatico, portandolo a dimissioni poi respinte dalla proprietà. Mentre totem come Bruno Conti si sono visti dimezzare stipendio e incarichi. Non l’unico. Al punto che a Trigoria c’è chi ha adeguato un’orazione di Cicerone alla dirigente, dicendo: «Fino a quando dunque, Cati-Lina, abuserai della nostra pazienza?».

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