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Juric, i pasti con la squadra e il pub con i tifosi: nel mondo del nuovo allenatore della Roma

Ruvido, metallaro, nazionalista: “Noi croati siamo i migliori”. Il ruolo del papà, il volontariato, i fedelissimi e un sogno

ROMA – Il primo giorno in cui arrivò a Torino, Ivan Juric entrò in un pub, lo Shamrock, e ordinò una Guinness. Quando alcuni tifosi del Torino lo avevano riconosciuto, volevano offrirgli una birra. Lui pagò da bere a tutto il locale dicendo: “Me la offrirete solo dopo che avrò vinto una partita”. In realtà, ha sempre pagato lui: lì o a Lo Sbarco, locale di San Salvario a cui avrebbe voluto dedicare una vittoria nel derby sulla Juve: non ci riuscirà mai.

Juric, un allenatore a cui piace vivere la città

Ma all’allenatore che la Roma ha scelto per uscire dal pantano piace vivere le città in cui lavora. Le gira, le annusa, ne scopre l’anima. Preparatevi a vederlo a Testaccio o a Trastevere, magari con la moglie Irena o le figlie, Lucia, che studia alla Bocconi, e Karla, appena diplomata al Classico. Per Juric lo studio è fondamentale: il papà di Ivan era professore universitario di Lettere classiche. E se la mamma, da bambino, gli smontava la sveglia per impedire che corresse ad allenarsi prima della scuola, a incoraggiarlo a non lasciare il calcio era papà Jure: anche per questo per lui ha sempre conservato una venerazione.

I pasti da consumare insieme

L’alimentazioneFin troppo noto che Ivan ami il death metal: cultura musicale sconfinata, preferisce gruppi come Napalm Death, Carcass e Obituary ai più contemporanei “che pensano solo alla velocità”. Non ama invece la retorica. A Roma, appena arrivato, ha preteso che tutti i giocatori si fermassero a Trigoria dopo l’allenamento per cenare insieme: “Dobbiamo conoscerci”. Ovunque sia andato ha imposto di consumare due pasti al giorno tutti insieme: se ci si allena la mattina, colazione e pranzo. Se il pomeriggio, merenda e cena. Per fare gruppo? Sì, ma anche per assicurarsi che la squadra segua un’alimentazione corretta. Perché dei giocatori si fida, ma insomma.

Marco Pellegri il braccio destro

Ama creare un zoccolo di fedelissimi molto ridotto, solidissimo. Per questo chi lo conosce è convinto che non passerà molto prima di vedere a Roma, con lui, il suo vero braccio destro. È Marco Pellegri, papà del centravanti dell’Empoli Pietro e più di un team manager: prende gli insulti per lui, sa parlargli, riportarlo sui binari.

Il brutto gesto verso Italiano e poi la pace

Perché Juric è uomo di eccessi. Lo raccontò lui stesso, citando una frase che gli disse la moglie: “Tu sei capace come nessuno di farmi ridere e di farmi piangere”. È duro, Ivan. Ne sa qualcosa Vincenzo Italiano: il fatto che fosse suo amico, prima che collega, non ha impedito a Juric di mimare verso di lui il gesto di tagliargli la gola durante un agitatissimo Torino-Fiorentina. Fu bravissimo il ds viola Pradè a trascinare Italiano accanto a Juric in diretta tv: i due non fecero che scusarsi l’un l’altro. Perché Ivan è capace di offenderti davanti a tutti senza pietà e il giorno dopo di abbracciarti come nulla fosse: “L’ho dimenticato dopo un secondo”.

Se “ruvido” è il primo aggettivo che tutti usano per Juric, il secondo è “generoso”. A Verona, durante il lockdown, ha fatto il volontario alla mensa dei poveri. A Torino, dopo una visita alle case di accoglienza “Casa Ugi”, ha staccato un assegno per pagare due anni di alloggio a una famiglia bisognosa.

Il sogno di allenare la Croazia

Poi c’è la sua, di casa. Si esalta di fronte ai successi della Croazia nello sport e se gli chiedi come sia possibile che un Paese con meno di 4 milioni di abitanti possa eccellere nel calcio e nel basket, nella pallanuoto e nel salto in alto, ti risponderà: “Facile, siamo i migliori di tutti”. In estate ha rifiutato l’Hajduk, ma se Juric ha un sogno, è di allenare la Croazia. Meritarlo o meno, dipenderà da questi otto mesi di Roma.

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