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Tra tv, panchina e nostalgia: cosa fanno oggi gli azzurri di Italia ’90

Schillaci, Vialli e il ct Vicini non ci sono più. Opinionisti, allenatori e dirigenti: dove sono finiti i protagonisti delle Notti Magiche

Quel ritornello – Notti magiche/inseguendo un gol – aveva intercettato i tratti di un’epoca conservandoli fino ad oggi, perché potessimo tutti ricordare quei ragazzi, quell’Italia, quell’estate. È andata esattamente così e siamo qui a piangere in queste ore chi – Totò Schillaci – quella storia comune, sublimandola, si è trovato ad incarnarla. La nazionale azzurra del 1990 è una foto di gruppo che il tempo pian piano scolorisce e soffermandoci su un qualche viso – con Totò anche Vialli e il C.T. Vicini – siamo a fare i conti con l’assenza. I reduci di allora sono vecchi ragazzi che – trentaquattro anni e molti destini dopo- portano avanti le loro vite. Walter Zenga, il più guascone di quella squadra, fa l’allenatore: vent’anni di carriera, diciassette squadre, l’ultima gli Emirates (esonerato ad aprile), la valigia sempre in mano e una Shangri-la che non lo attende più, la sua Inter.

In tv

Lo Zio, Beppe Bergomi, è un volto televisivo, così come Ciro Ferrara – ha abbandonato presto le velleità di allenare – Giancarlo Marocchi e Aldo Serena, l’uomo che – suo malgrado – tirò addosso a Goycochea, il portiere dell’Argentina, le nostre ultime speranze di raggiungere la finale.

Hanno avuto figli e fatto bilanci provvisori, cambiato mogli e case, qualcuno ha evitato il riflesso dello specchio, altri l’hanno accettato, hanno fatto i conti con una vita che – come in una canzone di Vasco Rossi – “va e non va”, si sono scoperti – quasi tutti – inattesi scrittori, scrivendo autobiografie, e certo: ampio spazio è riservato a quell’onda emotiva che nel 1990 li coinvolse, e con loro l’intero paese.

Tra Milan e Inter

Paolo Maldini era giovanissimo, aveva solo 21 anni, ha mantenuto tutte le promesse. È sempre Maldini, solo con qualche ruga più feroce sugli zigomi. Nicola Berti gli era quasi coetaneo, lui dal calcio si è sfilato, ogni tanto compare in una qualche lontananza esotica – lo stesso sorriso sornione, gli stessi pensieri spettinati – e argomenta di Inter, soprattutto di Inter. All’Inter, come team manager, ci lavora Riccardo Ferri, lo stopper – si diceva ancora così – di quella squadra; così come è rimasto al Milan – inserito nei quadri dirigenziali – Franco Baresi.

In panchina

E se Roberto Donadoni ha tracciato un percorso molto solido da allenatore (minori le soddisfazioni di Pietro Vierchowod), un gradino più su ci sta Roberto Mancini – che fu il Grande Escluso di quel torneo – che ha regalato all’Italia un Europeo; ma soprattutto Carlo Ancelotti: all’epoca aveva trent’anni, quella fu la sua ultima vetrina internazionale, di lì a poco cominciò ad allenare, seguendo l’attitudine alla vittoria carezzevole. Andrea Carnevale, cui nel giugno del 1990 toccò la ferita dell’esclusione a fronte della stella di Totò, è da anni un apprezzato dirigente dell’Udinese, così come Luca Pagliuca lavora nel settore giovanile del Bologna; mentre Peppe Giannini – che un mese fa ha festeggiato i sessant’anni – Nando De Napoli e Gigi De Agostini si sono poco a poco allontanati dal calcio. Due anni e mezzo fa – aprile 2022 – Stefano Tacconi ha avuto un aneurisma cerebrale: si è ripreso, ha imparato a parare i colpi della vita, oggi si dice un uomo fortunato. E infine: Roberto Baggio vive la sua quotidianità nella campagna veneta, dove è nato. Sta ancora insieme alla stessa donna che amava allora, la moglie Andreina, segue il percorso dei tre figli – e no, nessuno ha a che fare con il calcio – e poi le anatre da collezionare, le puntate in Argentina per andare a caccia, i campi da lavorare, il trattore, gli alberi che crescono nel silenzio, le mani sporche di terra, molti ricordi e qualche nostalgia sparsa, in quell’impasto fortunato che ogni piccola felicità reclama.

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