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Inter-Milan, il derby secondo Francesco Toldo: “Sommer dà sicurezza, Maignan super in uscita ma la difesa non lo aiuta”

Intervista all’ex portiere, cresciuto nei rossoneri con Sacchi, ma esploso e vincente con i nerazzurri di Mancini e Mourinho

MILANO – Francesco Toldo è cresciuto nel Milan di Sacchi e ha trionfato con l’Inter di Mancini e Mourinho. Di derby ne ha vinti e persi, e dopo il ritiro non ha avuto dubbi su dove vivere. “Sono rimasto a San Siro, nell’appartamento dei tempi dell’Inter. Il primo impatto fu terribile. Il portinaio mi disse che di calciatori lì non ne volevano. Alcuni compagni facevano casino, a partire da Ronaldo. Dicono che i portieri sono tutti matti, ma non è vero”.

Più forte Sommer o Maignan?

“Maignan è super nelle uscite. Sommer infonde sicurezza alla difesa. Mentre quella del Milan mi pare un disastro”.

Chi fra i due le somiglia di più?

“Nessuno, il calcio cambia. Zoff, un mito, passava le mezz’ore a perdere tempo con Gentile. Oggi io dovrei aggiornarmi, soprattutto nel gioco coi piedi”.

Lei, nonostante l’altezza, era forte sui palloni bassi.

“Merito di Giancarlo Caporello, allenatore dei portieri delle giovanili del Montebelluna, severissimo. Meglio buttarsi per terra che farlo arrabbiare”.

Ha scoperto la porta grazie a una nevicata. Verità o leggenda?

“Ero paffutello, sparivo nella nebbia per non dovere correre. Un giorno scese tanta neve, era il 1985. Finii in porta e mi esaltai a tuffarmi sul bianco morbido. Non ho più cambiato idea”.

Più difficile parare i rigori di Morata o Çalhanoglu?

“Çalhanoglu è una creatura a sangue freddo. Quegli occhi dicono al portiere che non c’è spazio per nessun condizionamento mentale”.

Il più forte rigorista che si è mai trovato di fronte?

“Roberto Baggio. Non ne calciava due uguali. Lo vedevi mettere la palla sul dischetto e sapevi che avresti dovuto raccoglierla in rete”.

Le punizioni, chi le calciava meglio?

“Batistuta, soprattutto con i micidiali palloni Mitre. Ci fermavamo noi due al buio a calciarle, dopo gli allenamenti. Venivano a vederci. Poi Miahjlovic, che potenza”.

Il suo derby più bello?

“Dico direttamente il più brutto. Il doppio pareggio in Champions che qualificò il Milan. Le regole erano quelle, ma ancora sogno di potermela giocare ai rigori”.

Al Milan lei è cresciuto guardando Galli.

“Mi mettevo dietro alla porta, guardavo lui e Antonioli, elegantissimo. All’inizio Sacchi mi faceva paura, con le sue urla al megafono al primo errore. Ma era un genio”.

Mourinho?

“Persona meravigliosa, grande studioso. Tratta meglio i deboli che i forti e non teme i conflitti. Anzi. La sera prima della semifinale Champions a Barcellona io e Muntari ci mettemmo le mani addosso per una battuta a tavola. I compagni ci divisero. Mourinho si buttò in mezzo, poi disse: così mi piacete, andiamo in finale”.

Chi vince questa sera?

“All’inizio sarà una battaglia, poi verranno fuori i valori. Molto dipenderà da chi segnerà per primo”.

Cosa pensa della scelta di Donnarumma di lasciare il Milan per il Psg?

“Non l’avrei fatto. Io, Peruzzi, Zenga, Pagliuca. Per noi contava la passione. Nessuno di noi sarebbe andato in Cina o in Arabia”.

Voi portieri guadagnavate meno dei compagni in altri ruoli?

“I primi a guadagnare tanto siamo stati io e Buffon, andando all’Inter e alla Juve”.

Che rapporto avete?

“Lo stimo tanto e lo rispetto, ma eravamo rivali”.

E con Julio Cesar, suo successore all’Inter?

“Un ragazzo d’oro. L’ho aiutato, consigliato e guidato, anche se sapevo che era lì per prendere il mio posto”.

Fra i compagni di allora chi sente ancora?

“Batistuta, Figo, Orlandoni. Con Adani e Vieri ci vogliamo bene, ma io sono un orso, non sono il tipo da Bobo Tv o simili”.

Chi segnò il famoso gol alla Juve?

“Io! Vieri aveva i mattoni al posto dei piedi. Gliel’ho lasciato per fargli vincere il capocannoniere”.

Quando ha capito che era arrivato il momento di ritirarsi?

“Nella notte del Triplete a Madrid. Andai da Moratti e gli dissi che per me bastava così. Rispose che se lo aspettava e mi ha abbracciò”.

Di cosa si occupa oggi?

“Faccio il papà, costruisco case e le vendo a prezzi onesti a giovani coppie, e faccio beneficenza. Un progetto a cui tengo è lo “Spettacolo della Salute – Show4Health”, per promuovere sull’importanza dell’esercizio fisico e della sana alimentazione. La terza edizione sarà a Milano il 3 ottobre al Teatro Lirico Giorgio Gaber. Presenteremo Show Care, programma di attività fisica gratuita per pazienti oncologici”.

Il mondo del calcio l’ha stufata?

“No, vedo volentierissimo le partite di mio figlio Andrea, 19 anni, in Serie D nella Pro Sesto. È bravo, ha talento, ma gli ripeto che deve fare l’università, come suo fratello Ale. Poi c’è Bianca, ma ha cinque anni, per ora la lascio in pace”.

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