L’ennesimo fulmine a ciel sereno squarcia la Roma. L’amministratrice delegata giallorossa Lina Souloukou ha rassegnato le dimissioni. Ad accompagnare la notizia è uno scarno comunicato del club di proprietà dei texani Dan e Ryan Friedkin: “Ringraziamo Lina per la sua dedizione in una fase particolarmente critica per il Club e le auguriamo il meglio per le sue future sfide professionali. La proprietà resta pienamente concentrata sulla crescita e sul successo della Roma, con una costante attenzione ai valori che rendono la nostra squadra così speciale”. Così a pochi giorni dall’esonero di Daniele De Rossi e a poche ore dall’esordio in panchina, oggi alle 18.00, del nuovo allenatore Ivan Juric, a Trigoria arriva l’ennesimo terremoto.
Il giallo dell’addio
Dal momento dell’annuncio, tutta la Serie A si è iniziata a chiedere quali fossero le ragioni delle dimissioni di Lina Souloukou. Nella scelta della dirigente greca ha di certo pesato il clima ostile che da alcuni giorni ruota attorno alla proprietà e l’ha vista coinvolta in alcuni striscioni comparsi fuori dal centro sportivo di Trigoria. L’ultimo episodio è quello della notte tra venerdì e sabato, quando è stato esposto lo striscione “DDR mare di Roma… Lina il male di Roma”. Un messaggio forte, di sostegno all’ormai ex tecnico della Roma e di critica alla proprietà, che ha portato la prefettura a mettere sotto tutela la manager greca.
Ma basta uno striscione a spiegare le dimissioni? No. Non secondo i rumors che circolano in queste ore attorno a Trigoria. Si racconta, infatti, che Lina Souloukou e i Friedkin non siano mai stati così lontani. Una distanza diventata plastica negli ultimi giorni, quando la proprietà è atterrata a Roma. I vari colloqui fatti con gli altri dirigenti romanisti e i senatori dello spogliatoio hanno mostrato ai Friedkin una realtà ben diversa dal racconto riportato alla presidenza in questi mesi da Lina Soulokou. Dalla gestione del mercato, alla questione Dybala e De Rossi. Una triangolazione che ha portato la proprietà americana a scegliere un colpevole.
I Friedkin d’altronde hanno dimostrato di vivere soprattutto di consenso popolare da quando sono a Roma. Le uniche immagini pubbliche sono quelle scattate nei momenti di festa: la vittoria della Conference League, il corteo per le vie di Roma, l’arrivo di Mourinho, Lukaku e Dybala. Tutti portati nella Capitale con il proprio jet. Il dissenso non è ben visto. Men che meno una contestazione come quella in atto in questo momento, che vedrà il suo culmine oggi all’Olimpico alle 18.00. Da qui la risoluzione. La decisione dei proprietari, nettissima, avrebbe spinto Lina Souloukou a giocare d’anticipo. Meglio uscire da dimissionaria che con un licenziamento.
Ma torniamo al comunicato di addio della società. C’è un passaggio chiave: i Friedkin parlano di una “costante attenzione ai valori che rendono la nostra squadra così speciale”. Traduzione: qui – se ne sono accorti anche due americani che con il pallone non avevano mai avuto nulla a che fare prima dell’avventura romana – contano le bandiere (De Rossi), le radici, i tifosi. Tutto quello che, in questo momento, l’amministratrice delegata Lina Souloukou, aveva contro. E per una proprietà molto attiva nell’allontanare i “colpevoli” (basti pensare ai licenziamenti e dimissioni dei vari Tiago Pinto, Mourinho, i tanti dirigenti cacciati per mancanza di risultati) additare Lina Souloukou come colpevole è stato facile.
Cosa non quadra
Restano però dei punti oscuri in tutta questa vicenda. Dubbi che di coinvolgono soprattutto gli ultimi giorni vissuti Trigoria. Perché licenziare De Rossi se il problema era Lina Souloukou? È stato l’esonero dell’ex Capitan Futuro a far esplodere la contestazione. Una scelta avallata dagli stessi Freidkin non meno di quattro giorni fa. Non immaginavano che questo avrebbe prodotto un terremoto di consensi? Perché assecondare la scelta di un dirigente per poi accompagnarlo all’uscita dopo pochi giorni? Domande che, per adesso, non hanno risposta. Qualcosa nella gestione “da remoto”, tra un jet e l’altro, deve essere andata storta. Questo è certo.
L’ultimo giallo è quello che riguarda già da mesi il club. Le continue voci su una vendita della società agli arabi, spesso legate proprio alla presenza e alla mediazione di Souloukou, hanno più volta lasciato pensare che il lavoro di alleggerimento dei quadri dirigenziali in corso fosse propedeutico a una cessione. Ma ora a saltare è proprio la manager che più di tutte veniva considerata vicino agli interessi d’Arabia. Adesso, però, parola al campo. Stop per 90 minuti. Poi, indipendentemente dal risultato, tutti di nuovo a chiedersi che ne sarà di questa Roma.