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Roma-Udinese 3-0: i giallorossi si scuotono nel giorni dei fischi. Curva Sud vuota nei primi 30’

Prima rete di Dovbyk e Balzanzi, Dybala a segno su rigore. Buono l’esordio di Juric in un Olimpico freddo dopo l’esonero di De Rossi

C’è un nuovo inizio, chissà se sarà migliore dell’ultimo. Perché dietro c’è sempre una fine, che spesso fa male. Passerà, passa tutto. Ora, però, c’è da affrontare un altro, ennesimo, primo giorno. Un bisogno di ripartire. Ricominciamo. Un po’ a tentativi, cercando la serenità. Un inizio per Ivan Juric, un inizio per la società dopo la tragedia greca, un inizio per la squadra al terzo allenatore in otto mesi, un inizio per Pellegrini, mai un capitano era stato così fischiato a Roma, un inizio per i tifosi senza De Rossi, uno di loro in campo, quello che ce l’aveva fatta.

Senza la magia collettiva dell’Olimpico

Si riparte senza la magia collettiva che si respirava entrando all’Olimpico: manca la curva, mancano i cori, mancano gli applausi, manca l’affetto. C’è Makumba, la canzone di Carl Brave e Noemi: “Andavo fuori di testa”, e ci sta benissimo. Ci sono i fischi assordanti per Cristante e per il capitano, così forti che Juric alla fine del primo tempo li aspetta nel tunnel per abbracciarli e ricordare loro che anche quelli spariranno, che arriveranno gli applausi e tornerà l’amore, magari non ora, ma presto, ci sarà un nuovo ennesimo inizio. Ci sono gli striscioni per De Rossi: “Non rispettate i nostri valori”, poco inquadrati dalle tv perché non è bello far vedere il vuoto, e all’ingresso della curva dopo mezz’ora di partita tutto il repertorio che oscilla tra “Tifiamo solo la maglia” e “Avete rotto”, coro che si conclude in modo facilmente intuibile.

La partita sembra un dettaglio, ma arrivano 3 gol

Poi, però, tra una contestazione, un addio, un esonero, c’è la partita, novanta minuti che sembrano un dettaglio, un fastidio, ma che fanno classifica. Perché può far male la confusione e la traumatica rottura con De Rossi, ma qualcosa di nuovo si è vista. Ci sono tre gol, e sono già uno in più di quanti ne aveva segnati nelle prime quattro partite. C’è la prima vittoria. C’è il controllo della partita e del campo. C’è personalità. Al primo gol, di Dovbyk dopo neanche venti minuti, si vede il calcio che chiede Juric. C’è meno giro palla, si va subito alla ricerca del centravanti, la squadra guarda avanti, Pisilli è il manifesto del calcio pensato in verticale: non gioca mai indietro né al lato. Poi le marcature a uomo dei difensori centrali, Angelino che annulla Thauvin seguendolo a tutto campo, lo spirito di sacrificio di El Shaarawy che non si limita a fare decine di volte tutta la fascia ma diventa il difensore aggiunto quando serve.

Ma lo stadio fischia ancora

La rete di Dybala su rigore a inizio secondo tempo e quella finale di Baldanzi dimostrano proprio quello: c’è qualcosa di nuovo, almeno tatticamente, almeno finché non arriva la fine della partita, vinta nettamente. Ma all’Olimpico innamorato di De Rossi, travolto dalla poca linearità societaria, non importa. Arrivano i fischi comunque. La rottura è troppo grande, non era ancora il momento per un nuovo inizio, se la fine ha fatto così male.

Roma 3 (19’ pt Dovbyk, 4’ st Dybala, 26’ st Baldanzi)

Udinese 0

Roma (3-4-2-1): Svilar 6.5 – Mancini 6.5, Ndicka 6.5, Angelino 6.5 – Celik 6.5, Pisilli 7 (15’ st Paredes 6), Cristante 6 (38′ st Koné sv), El Shaarawy 7 (38′ st Hermoso sv)– Dybala 7 (38′ st Soulé sv), Pellegrini 6.5 (23′ Baldanzi 6.5)– Dovbyk 7.5. All. Juric 7.

Udinese (3-4-2-1): Okoye 5.5 – Kabasele 4 (30′ st Touré 5.5), Bijol 4.5, Kristensen 5 – Ehizibue 5.5, Karlstrom 5, Ekkelenkamp 5.5 (18′ st Lovric 6), Kamara 5.5 (18′ st Zemura 5.5)– Thauvin 6 (30′ st Bravo 6), Brenner 5.5 – Lucca 5 (1′ st Davis 6). All. Runjaic.

Arbitro: Feliciani 6.

Note: ammoniti Lucca, Pisilli, Kristensen, Cristante. Spettatori 63499.

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