L’Arsenal è andato a un centimetro, o a un secondo, dal vincere la partita che avrebbe potuto cambiare la storia della Premier e non solo di questa, perché sarebbe stata una minaccia alla tirannia del City che invece ancora resiste, al netto delle vicende giudiziarie che rischiano di travolgerlo.
L’esordio con gol di Calafiori, Haaland arriva a 100
Il primo scontro al vertice della stagione, la sfida che ha caratterizzato gli ultimi due campionati (finiti sempre bene per Guardiola e sempre sfortunatamente per Arteta) è finita 2-2, con un sacco di storie da raccontare a partire dal primo gol “inglese” di Calafiori, al debutto da titolare. Schierato come terzino sinistro, ha faticato parecchio sul piano meramente difensivo (all’8’ Savinho lo ha gabbato prima di lanciare Haaland verso la rete dell’1-0), ma al 21’ ha rimesso in gioco i suoi, che stavano patendo moltissimo, con un sinistro dalla distanza, di piatto, che ha tagliato fuori Ederson. Grazie a quella prodezza l’Arsenal è rientrato in partita, l’ha riequilibrata e sul finale del tempo l’ha addirittura ribaltata con un colpo di testa dello stopper Gabriel, un incastro perfetto di blocchi e inserimenti su corner di Saka. Fin lì c’è stata la gara normale, con il centesimo gol di Haaland (in 107 partite!) con la maglia del City, il decimo in queste cinque giornate di Premier (!), e i Gunners che hanno cominciato a sognare una vittoria che mancava loro dal gennaio 2015. Prima della 0-0 del marzo scorso, i citizens avevano vinto le ultime nove sfide all’Etihad Stadium.
Trossard espulso, Arsenal in trincea
La svolta è stata l’espulsione di Trossard all’ottavo minuto di recupero del primo tempo (si è andati per le lunghe a causa di un infortunio al ginocchio di Rodri, uscito in lacrime): il belga dell’Arsenal, già ammonito, ha fatto un fallo già di suo ai limiti del giallo su Bernardo e subito dopo ha allontanato il pallone per stizza, costringendo l’arbitro Oliver a cacciarlo. Imperdonabile. Dopo l’intervallo, la sfida è diventata monòtona e monotòna. Quelli dell’Arsenal si sono sistemati con sei giocatori dentro la propria area e tre (Havertz, Partey e Martinelli) al limite. Chiamatelo come volete: trincea, catenaccio, bunker, pullman davanti alla porta. Ma la cosa più incredibile è che Guardiola è caduto nella trappola, dando prova di scarsissima capacità di interpretazione del momento.
Incomprensibile Guardiola, 98% di possesso senza quasi tirare
Di fronte al 6-3-0 dei Gunners, Pep ha tenuto in campo i suoi quattro difensori centrali, lasciando che Walker, Dias, Akanji e Gvardiol passassero il tempo a scambiarsi la palla al limite dell’area londinese fino a che uno dei quattro, esasperato, non tentava un tiro velleitario. Mai un cross (anzi uno, per l’azione più pericolosa: un colpo di testa di Haaland parato da Raya), pochissimi dribbling, solo questo esasperante palleggio tra difensori ai sedici metri che a un certo punto ha rasentato il parossismo. A metà del secondo tempo il possesso palla del City ha raggiunto un assurdo 98% (alla fine sarà del 90%, limitatamente alla ripresa, 78% in tutta la partita), eppure Guardiola non ha minimamente toccato quell’inconcludente canovaccio tattico. Quando ha aggiunto (tardivamente) un po’ di estro, mettendo prima Foden e poi Grealish, ne ha tolto dell’altro (Doku e Savinho), mentre quando ha levato un difensore (Walker) ne ha messo un altro che spesso lo è (Stones). All’Arsenal, stremato (prima Calafiori e poi Timber sono usciti per crampi), non sembrava vera quell’ostinazione dei guardiolani a ripetere ossessivamente la mossa sbagliata, ma al 98’ il muro è crollato lo stesso, naturalmente grazie a una variazione sul tema: Grealish ha squinternato i Gunners con finte e dribbling sulla sinistra, mettendo finalmente un pallone in area che, dopo una mezza mischia, è stato trasformato in gol da una zampata proprio di Stones.
Liverpool e Aston Villa a -1 dal City
Il 2-2 finale fa il gioco di Liverpool e Aston Villa, risaliti a -1 dal capolista City, e non un bel servizio alla fama intercontinentale della Premier, perché è stata una partita di contenuti tecnici modesti (a parte i primi tre gol, tutti pregevoli), con un calcio vecchio di decenni e di scarsissima creatività. Il risultato sta bene all’Arsenal, già notevolmente inferiore nel valore della rosa e in più con la sofferenza dell’uomo in meno, anche se ha artigliato il punticino rinunciando completamente al gioco. In quando al City, continua a dare l’impressione di mettere assieme risultati per il semplice fatto di avere un organico di gran lunga superiore a quello della concorrenza, ma senza più avere elementi di originalità, di diversità, di entusiasmo.