Milano – Per parafrasare Ibrahimovic, al settimo derby l’Inter si è riposata: forse era spossata dalla fatiche di Manchester col City. Ma in realtà stavolta Simone Inzaghi, dopo i sei duelli tattici vinti con Pioli, ha perso il primo con Fonseca, la cui conseguente riabilitazione allontana le ombre di Sarri, Tudor e Terzic dalla panchina del Milan.
«La cronaca della gara»
Di americano, nella sfida tra gli algidi fondi Oaktree e RedBird, c’è stato il notevole assolo di Pulisic, che ha subito lasciato intendere come l’epilogo, dato troppo per scontato dai pronostici, potesse essere diverso dalle ultime sei volte. Lo ha scritto nel finale, dopo il pari del terzino milanese Dimarco, il difensore centrale Gabbia da Busto Arsizio, unico italiano di una squadra monopolizzata dagli stranieri. Insieme alla reincarnazione del vecchio stopper, il derby lo ha vinto il vecchio San Siro, emozionante nel minuto di raccoglimento per Schillaci e pronto a registrare il record d’incasso della serie A: 7 milioni e 626 mila euro.
La svolta di Fonseca
Fonseca, sapendo perfettamente di essere sul ciglio del burrone a dispetto delle pubbliche esternazioni sue e dei suoi sopracciò, ha studiato con cura formazione e tattica. L’esclusione della mezzala ibrida Loftus-Cheek e l’approdo al 4-4-1-1, con due esterni offensivi come Pulisic e Leao e Morata a raccordare la mediana e il sodale d’attacco Abraham, ha ripristinato distanze congrue tra i reparti, oltre a stoppare con successo, attraverso il pressing di Reijnders e Pulisic, le velenose incursioni dei centrocampisti dell’Inter, già indigeste a Pioli. Il fideista Simone Inzaghi ha invece ribadito la propria religione del 3-5-2, convinto che le affilate discese di Dimarco e Dumfries avrebbero fornito adeguate vie di sbocco all’azione, se il traffico attorno a Çalhanoglu e a Barella fosse stato eccessivo, per armare Lautaro al sospirato gol e ai duetti in velocità con Thuram.
Qualche interista troppo molle
Lo ha tradito il molle approccio di qualche attore, su tutti Mkhitaryan, colpevole di essersi lasciato soffiare dopo appena 10’ il pallone che il pressatore Pulisic ha trascinato fino all’area di Sommer e alla puntata di giustezza dell’1-0. A tradire un po’ Fonseca è stata invece la scarsa attitudine difensiva del terzino Emerson Royal, che sul gioco di gambe di Lautaro a beffare Gabbia ha abbandonato Dimarco, liberissimo di infilzare Maignan in diagonale. Il tuffo di Maignan e la sua parata con le dita, su girata fulminea di Thuram, hanno evitato appena prima dell’intervallo che il complesso d’inferiorità si manifestasse di nuovo.
Il Milan alza il ritmo nella ripresa
L’altalena psicologica ha definitivamente invertito i sentimenti nella ripresa, affrontata dal Milan con l’opportuno innalzamento del ritmo, che gli stanchi reduci di Manchester hanno subito. Il notevole rischio corso – salvataggio di Sommer su testata di Leao – ha indotto Inzaghi a una tripla staffetta, volta a contenere sia il risveglio di Leao sia l’altrui presa di possesso dell’azione: Darmian per Dumfries, Asslani per Çalhanoglu e Frattesi per Mkhitaryan. Ma Leao non ha smesso di imperversare, anche dopo l’ulteriore innesto a scopo energizzante (Zielinski per Barella). È pericolosamente sceso il livello tecnico dell’Inter e rispetto alle occasioni per Leao (sinistro spento da Sommer) e per Abraham (spreco a lato), sono parsi estemporanei i guizzi di Lautaro e le puntate stoppate con eleganza da Gabbia. Il quale aveva in serbo il colpo decisivo da centravanti, di testa, su punizione liftata di Reijnders. Fonseca si è concesso la mossa finale all’italiana: la difesa rafforzata a 5, con Pavlovic per Abraham. Il 3-1 divorato da Okafor ha controfirmato una vittoria ineccepibile.
Inter 1 Dimarco 27’ st
Milan 2 Pulisic 10’ pt, Gabbia 44’ st
Inter (3-5-2) Sommer – Pavard, Acerbi, Bastoni (37’ st Augusto) – Dumfries (18’ st Darmian), Barella (29’ st Zielinski), Calhanoglu (18’ st Asllani), Mkhitaryan (18’ st Frattesi), Dimarco – Lautaro, Thuram. All. InzaghiMilan (4-4-1-1) Maignan – Emerson Royal, Gabbia, Tomori, T.Hernandez – Pulisic (33’ st Okafor), Fofana, Reijnders, Leao (42’ st Chukwueze) – Morata (33’ st Loftus-Cheek) – Abraham (48’ st Pavlovic). All. Fonseca.
Arbitro: Mariani
Note: Ammoniti Mkhitaryan, Fofana, Çalhanoglu, Asslani, Dimarco. Spettatori 75.366, incasso 7.626.430 euro.