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La crisi di Vlahovic, le scelte di Motta: dentro i numeri della Juve che non segna più

Escludendo il 3-1 di Champions al Psv, i bianconeri nelle ultime tre partite di campionato non sono riusciti a fare gol. Il serbo all’asciutto, al tecnico serve tempo per cambiare pelle

TORINO – C’è qualcosa di inafferrabile nel gioco, nelle idee, nelle intenzioni della Juventus, la squadra costruita per cambiare pelle (detta male ma sinteticamente: dal risultatismo al giochismo) e da qualche settimana impantanata nel mezzo della mutazione, escludendo il 3-1 di Champions al Psv.

Juve, 3000 passaggi per 17 tiri in porta

Thiago Motta è stato chiamato perché ottenesse risultati attraverso un gioco di qualità, accattivante, coinvolgente e di impronta decisamente offensiva, e invece è riuscito finora a schierare una squadra inviolabile che vanta le migliori performance difensive del campionato (zero gol al passivo, appena 6,6 tiri in porta subiti a partita, 7 parate in tutto tra Di Gregorio e Perin) ma che con la palla al piede diventa un mistero insondabile: tiene palla per il 60% del tempo, meno soltanto di Inter e Bologna, ma va al tiro col contagocce, tant’è che in quella statistica è appena 15esima. E 14esima per i tiri in porta, appena 3,4 a partita e 17 in tutto, 7 nei quali concentrati nell’allegro 3-0 inaugurale al Como. Nelle ultime tre giornate, i portieri avversari hanno dovuto fare la miseria di 5 parate, e nemmeno troppo impegnative. La sintesi: in cinque partite, da 2938 passaggi ha ricavato una quindicina di tiri.

Vlahovic in crisi, ma non gli arrivano neanche i cross

C’è dunque un dito che indica Vlahovic e le sue abituali giornate storte, ma la luna è un gioco che viene macinato senza sbocchi. Il centravanti serbo sta attraversando una delle sue classiche crisi d’astinenza. Ha segnato alla seconda a Verona (doppietta) e poi stop, ma ha un rendimento assolutamente in linea a quello tenuto nei due anni e mezzo con Allegri, con lunghi periodi all’asciutto, frequenti scatti di nervosismo, diversi limiti tecnici ostentati e poi, quasi all’improvviso, giornate di grazia dal gol facile. Niente, in ogni caso, che abbia mai giustificato un investimento da 90 milioni bonus inclusi, secondo trasferimento più caro nella storia della serie A dopo Higuain, che oggettivamente era un’altra cosa. Vlahovic non è cambiato anche se la Juventus gli sta cambiando (o gli dovrebbe cambiare) intorno e di giornate come quelle di sabato (sei palloni toccati, di cui tre sbagliati, in 45’) gli è già capitato di passarne.

La conversione mancata

Si pensava che dell’arrivo di Motta e della conversione verso un gioco più offensivo, diverso da quello speculativo (ma funzionale) di Allegri, Vlahovic sarebbe stato il primo beneficiario e invece finora non è successo perché non c’è stata la conversione. È vero, la Juve tiene più a lungo la palla e più alto il baricentro, ma in definitiva pesta l’acqua del mortaio: è la squadra che in serie A fa più passaggi (587 a partita, di cui 552 corti) ma, come abbiamo visto, è tra quelle che vanno meno al tiro e persino al cross, fondamentale in cui è appena quindicesima nonostante i grandi investimenti fatti sulle ali. C’è un altro dato interessante, ed è quello dei minuti di gioco passati nei trenta metri di campo più avanzati: peggio della Juventus fa soltanto in Monza, mentre i bianconeri sono primi per il tempo trascorso a cavallo della linea di metà campo.

I 119 tocchi dei “registi” Kalulu e Cambiaso

Le statistiche raccontano dunque che la Juve giochicchia lontano dalle due porte, facendo molta attenzione e non scoprirsi le spalle ma concedendo pochissimo alla verticalità, nonostante la presenza di molti giocatori offensivi. La palla è spesso nei piedi dei difensori: contro il Napoli, Kalulu ha toccato addirittura 119 palloni e Cambiaso, che si è spesso trovato nella posizione del regista, 118. C’è pochissimo gioco senza palla, tant’è vero che Thiago Motta s’è visto costretto a ripescare McKennie, che aveva passato l’estate fuori rosa, perché è l’unico che sappia inserirsi negli spazi e dettare il passaggio. E visto il gran numero di palloni fatti giocare ai difensori, stupisce la sistematica rinuncia a Danilo, il più tecnico e il più lucido tatticamente del pacchetto arretrato. Colpisce meno quella a Douglas Luiz, acquisto da 51,5 di milioni, che nel poco tempo giocato ha sempre fatto maluccio.

Motta, poche sostituzioni e niente turn over

Motta continua a fare complimenti a tutti, anche al Vlahovic di sabato o allo stesso Douglas Luiz, ma intanto dimostra di non fidarsi troppo della sua rosa, se nelle ultime tre partite ha centellinato il turn over: appena una novità a partita, l’ultima delle quali (Savona) obbligata per via dell’infortunio di Gatti, mentre una ha riguardato il portiere. In pratica, l’unica alternanza tecnica è stata quella tra Douglas Luiz e McKennie. E contro il Napoli ha operato due sole sostituzioni, nonostante le difficoltà a fare gioco. Il tecnico ha in ogni caso un enorme alibi: per le mutazioni profonde serve tempo e questa è arrivata soltanto al secondo mese. Però alla Juve, di tempo non ce n’è mai stato tanto per nessuno.

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