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Gabbia e Martinenghi, i ragazzi del ’99. L’uomo che ha regalato il derby al Milan e l’oro di Parigi erano compagni di classe

Il difensore, che con il suo gol ha salvato la panchina di Fonseca, ha conciliato studio e attività agonistica al liceo scientifico-sportivo Pantani di Busto Arsizio, insieme all’olimpionico del nuoto

Un derby può cambiare una carriera? Intanto può forse cambiare una stagione. Se lo augura Paulo Fonseca, che interrompendo la serie delle batoste del Milan con l’Inter ha rinsaldato la propria panchina, oltre ad avere agganciato a 8 punti Simone Inzaghi in una classifica diventata scalabile. Ma in prima pagina, oltre alla storia paradigmatica dell’allenatore risalito dal ciglio del burrone proprio nella serata più difficile, c’è anche quella del difensore goleador Matteo Gabbia, classe 1999, ripescato a sua volta da Fonseca stesso, dopo essere stato declassato a inizio stagione a riserva. Le poco convincenti prove di Tomori e Pavlovic lo hanno issato di nuovo al ruolo di titolare. E nel derby, da unico italiano di una squadra infarcita di stranieri, lui che era stato prestato l’estate scorsa dal Milan americano al Villarreal, salvo tornare a gennaio 2024 per la decimazione dei difensori infortunati, è il passato prossimo che si voleva cancellare e che torna ad aggiustare il presente.

Gabbia e Martinenghi: una classe di campioni

Dentro la favola del ragazzo lombardo di Fagnano Olona, cresciuto calciatore all’oratorio a pochi chilometri da Milanello, tifoso del Milan fin da bambino con le partite viste a San Siro in compagnia dei nonni e del cugino e la maglia di Shevchenko sempre addosso, ce n’è un’altra molto istruttiva. Al liceo Pantani di Busto Arsizio, dopo il gol dell’ex studente nel derby, hanno festeggiato con particolare trasporto, avendo incassato un’altra grande soddisfazione, dopo la medaglia d’oro a Parigi nei 100 metri rana del nuotatore varesino Nicolò Martinenghi. Matteo e Nicolò, nato anche lui nel 1999, erano compagni di classe al liceo scientifico-sportivo: entrambi diplomati alla maturità nel 2018, hanno vissuto un percorso scolastico senza intoppi, diventando così la dimostrazione vivente di come sia possibile conciliare lo sport agonistico con lo studio.

Matteo e gli studi all’americana

Il percorso un po’ all’americana colma a poco a poco una chiara lacuna del sistema scolastico italiano: lo conferma la presenza sempre più numerosa, tra i calciatori della Nazionale, di universitari che danno gli esami tra una partita e l’altra: se Raspadori, Pessina e Meret erano l’esempio all’Europeo vinto nel 2021, nell’attuale rosa di Spalletti il nuovo esempio è Ricci, mentre Buongiorno si è laureato in Economia Aziendale, raggiungendo la non folta schiera guidata da Chiellini, neodirigente della Juventus, e integrata dai centrocampisti del Cagliari e del Bologna Viola e Pobega, dal difensore del Watford Ogbonna, dal campione d’Europa e terzino del Napoli Spinazzola e dall’allenatore del Parma Pecchia, la cui laurea in giurisprudenza fa il paio con quella dell’antenato Frossi. L’ex ct Fulvio Bernardini, invece, si laureò in Scienze Politiche alla Bocconi.

Le nozze con Federica e l’esame Spalletti

La laurea imminente alla quale Gabbia può aspirare, insieme alle nozze con la fidanzata Federica (la proposta di matrimonio è di quest’estate), è la convocazione nella Nazionale di Spalletti. Sta per compiere 25 anni (il 21 ottobre) e nelle Under azzurre ha giocato, in tutte. Gli manca la maglia azzurra più importante e la lacuna potrebbe essere presto colmata. La carriera avviata con il prestito nel 2018 alla Lucchese in C, dopo l’inizio nelle giovanili del Milan, che lo pescò nel 2012 dal Lecco, non è stata semplicissima. L’esordio nel 2017 da minorenne con Montella, nei preliminari di Europa League, fu seguito appunto nel 2018-19 dal prestito alla Lucchese. E quando tornò al Milan, esordendo con Pioli nel 2020, fu per lo più riserva, anche se la propensione per il gol nelle incursioni soprattutto sui calci piazzati, confermata nel derby, la dimostrò già nel 2022, segnando a Zagabria in Champions un bel gol di testa in tuffo su assist di Tonali.

Quella sgridata di Ibra sul campo

Campione d’Italia da comprimario in quella stagione, ma prestato al Villarreal (“un’esperienza che mi ha insegnato molto”, ha spesso ricordato lui, malgrado le sole 13 presenze complessive) proprio nella campagna estiva della discussa cessione di Tonali al Newcastle, fu richiamato a gennaio per gli infortuni in serie dei difensori di Pioli, era diventato titolare. Ma l’altalena ha poi riportato in panchina l’ex centrocampista, spinto a suo tempo dall’allora responsabile delle giovanili rossonere Filippo Galli ad arretrare di ruolo, fino a innamorarsi delle nuove mansioni, eleggendo Paolo Maldini a modello di riferimento calcistico. Delle prime partite in prima squadra si ricorda lo screzio di campo con l’allora compagno di squadra Ibrahimovic, che lo giudicò responsabile del gol della Fiorentina, segnato da Duncan in realtà soprattutto per la papera del portiere Tatarusanu. Oggi il rapporto è certamente cambiato. E Ibra, da consulente dell’azionista di controllo Cardinale, deve ringraziare l’ex recluta.

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