ROMA – Che il problema fosse più ingombrante di quanto si sospettasse lo hanno capito tutti il 29 agosto scorso. Quando nella Montecarlo che stava per ospitare il sorteggio della nuova super Champions League si è consumato un faccia a faccia decisamente aspro. Il presidente del Psg, Nasser Al Khelaifi, prendeva di petto il direttore commerciale della Fifa, Romy Gai. Lo faceva in qualità di leader dell’Eca, l’associazione dei club europei. E l’argomento gli stava decisamente a cuore: “Come pensate di risolvere la questione del Mondiale per club?”.
800 milioni da distribuire tra i club
Il torneo è in programma dal 15 giugno al 13 luglio 2025 negli Stati Uniti e promette di distribuire premi record alle sue partecipanti: l’importo non negoziabile da distribuire tra le squadre è di 800 milioni. In tutto, la nuova Coppa del mondo costerà due miliardi. Ma fino a oggi, la raccolta latita. E alla Fifa nessuno fa più finta che il problema non esista. Anzi. Solo venerdì l’organo che controlla il calcio mondiale ha incontrato sessanta broadcaster europei, c’erano anche quelli italiani. Ma non è che la proposta abbia fatto breccia. Perché vendere i diritti di un torneo che dura un mese è già difficile di per sé. Figurarsi se dalla vendita devi ricavare qualcosa come un miliardo di dollari su base globale. E alla fine di una stagione intasata dalla nuova Super Champions, dai campionati nazionali.
Il tentativo fallito con Apple
La Fifa aveva provato ad aprire un tavolo con Apple proprio per quella cifra, ma a luglio la discussione si è arenata. A distanza di mesi, e dopo un’estate non semplice, ormai è chiaro: arrivare a quella cifra dalla commercializzazione dei diritti televisivi sarà un’impresa sostanzialmente impossibile: anche nella migliore delle ipotesi, la Fifa dovrebbe sperare di raccogliere dalle tv europee la metà del miliardo necessario. E considerato che il mercato televisivo europeo è quasi esclusivamente ristretto ai broadcaster che trasmettono in Inghilterra, Spagna, Germania, Francia e Italia, vorrebbe dire trovare accordi da un centinaio di milioni per ogni Paese.
La minaccia dei club
Per questo, quella discussione decisamente animata tra Nasser e Gai nel corso di una riunione tra Eca e Fifa: alcuni club già minacciano di disertare il Mondiale per club, se la Fifa non sarà in grado di garantire gli 800 milioni promessi: per ora, solo una minaccia. Ma sufficiente a convincere la Fifa a cercare un partner diverso. E visti i rapporti dello stesso Gai, ma anche del presidente Infantino, è stato quasi ovvio aprire un tavolo con l’Arabia Saudita. Solo ad aprile Aramco, il colosso energetico di Riad, è diventato partner globale della Fifa: da lì, è la convinzione degli uomini di Zurigo, possono arrivare sponsor interessati a investire nella manifestazione.
Il sorteggio a dicembre
Ma è una corsa contro il tempo, visto che a dicembre, tra meno di cento giorni, è previsto il sorteggio del nuovo Mondiale: società come il Flamengo hanno già investito parte degli incassi promessi. L’8 ottobre è in programma l’assemblea generale dell’Eca ad Atene e nessuno nega che il Mondiale per club possa diventare uno degli argomenti di discussione tra i maggiori club europei, visto che molti di loro hanno un biglietto per il torneo americano di giugno ma ancora non sono certi di quanto valga davvero.
Il peso del Mondiale 2034
Una cosa è certa: nessuno vuole che il nuovo torneo salti. Ma nemmeno fare sconti sul prezzo della partecipazione. Da Riad a oggi negano il coinvolgimento nell’affare Mondiale per club: “Non abbiamo parlato con la Fifa, al momento”, dice una fonte qualificata. Ma quell’espressione, “al momento”, è una finestra apertissima. Perché con gli amici di Riad è in ballo una partita persino più importante: il Mondiale del 2034. Per i sauditi, che su quella manifestazione puntano per prendersi stabilmente un posto di prestigio al tavolo del football globale, mettere una fiche anche sull’altro Mondiale potrebbe diventare, se non una tassa, una posta su cui scommettere.