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Milan, a Leverkusen per la continuità. Fonseca-Xabi Alonso sarà una partita a scacchi

A casa Bayer, dopo la falsa partenza col Liverpool e dopo avere puntellato con le vittorie su Inter e Lecce la panchina in bilico, per l’allenatore portoghese c’è il duello tattico col collega più celebrato per avere portato la squadra che non vinceva mai al Doblete in Germania

LEVERKUSEN – La prima trasferta in Champions League di Paulo Fonseca col Milan, che poteva essere il suo personale dentro o fuori, è diventata grazie alle vittorie nel derby e col Lecce una partita dal chiaro significato tecnico: se l’allenatore portoghese, dopo il traumatico debutto a San Siro col Liverpool, uscirà indenne dalla partita in casa del Bayer Leverkusen campione di Germania o se addirittura la vincerà, sarà la dimostrazione del fatto che ha in mano la squadra.

Fonseca contro Alonso, l’allievo di Guardiola

Ma nella sfida della Bay Arena c’è un contenuto tattico per certi versi ancora più rilevante del risultato in sé: il duello con lo spagnolo Xabi Alonso, quarantatreenne ex campione ed erede designato di Pep Guardiola come vessillifero del calcio più innovativo, diventa l’esame delle ambizioni di Fonseca, che sono anche da stratega di un gioco altamente propositivo: “Voglio una squadra dominante e non lo siamo ancora”, non manca di ripetere lui, attribuendo dunque a ogni partita il senso della verifica del punto al quale è arrivata l’assimilazione delle sue idee da parte dei giocatori. E non c’è migliore confronto di quello col Bayer per constatarlo: una vera partita a scacchi.

Xabi il “tedesco” ha detto no al Bayern

Xabi Alonso, che da calciatore ha vinto tutto il possibile con Liverpool, Real Madrid e Bayern Monaco ed è stato campione del mondo con la Spagna in Sudafrica nel 2010 e due volte campione d’Europa nel 2008 e nel 2012, è un giovane allenatore di successo. Lo è innanzitutto per i risultati, avendo raccolto il Bayer in una situazione critica nell’ottobre 2022, con la sola esperienza triennale alla guida della Real Sociedad B, e avendolo portato la scorsa stagione al Doblete (Bundesliga e Coppa di Germania) e in questa la Supercoppa tedesca: per una squadra che aveva il beffardo nomignolo di Neverkusen, retaggio dei due titoli nazionali mancati in extremis nel 2000 e nel 2002, è stato l’ingresso in una nuova fase storica. Ma Xabi Alonso, che ha assorbito qualcosa da tutti i grandi che lo hanno allenato (Guardiola, Del Bosque, Ancelotti, Mourinho, Benitez), viene considerato pure un demiurgo della panchina, capace di una pragmatica sintesi tra le novità del mestiere e le necessità del momento. “Mi sento totalmente basco, ma un po’ tedesco nel modo di allenare”, ha dichiarato al Guardian, dopo avere resistito alla corte del Liverpool e del Bayern. Ha preferito restare al Bayer sia per completare il percorso senza abbandonare il gruppo di giocatori che ha plasmato e che non voleva abbandonare sia perché viene descritto come metodico e programmatore della propria carriera: una tappa alla volta. Il debutto in Champions lo voleva dove sente più sua la squadra, senza salti nel buio.

Fonseca e il precedente con Nagelsmann

In questo senso è decisamente diversa la carriera del cinquantunenne cosmopolita Fonseca, che dagli inizi in Portogallo con gavetta nei piccoli club (Odivelas, Pinhalnovense, Paços de Ferreira) è approdato al Porto, ma non ha desistito dal passo indietro al Paços stesso, è risalito al Braga, ha accettato lo Shakthar Donestk in Ucraina, si è collaudato in Italia con la Roma, ha provato la Ligue 1 col Lille e adesso, al Milan, affronta probabilmente la sua esperienza più importante, con una doppia partenza in salita: per lo scetticismo dei tifosi, che lo hanno visto come una scelta di ripiego della società, e per il difficile avvio di stagione. La trasferta tedesca in cui è chiamato all’esame con un rivale molto in auge ha un precedente felice per lui: nel novembre 2018, in Champions, sconfisse in trasferta per 3-2 l’Hoffenheim di Nagelsmann, all’epoca trentunenne allenatore prodigio e attuale ct della Germania, a soli 37 anni.

Un duello di calcio posizionale

Alonso e Fonseca hanno alcune caratteristiche in comune. Sono entrambi sostenitori del calcio posizionale della scuola Guardiola fondato sul controllo del gioco (“non è una critica, ma questa squadra negli ultimi anni faceva contropiede”, ha appena teorizzato il milanista successore di Pioli), però non disdegnano il pragmatismo. Fonseca ha corretto il sistema iniziale, attraverso l’innesto di Morata trequartista dietro Abraham e il maggiore impiego in copertura di Leao e Pulisic. Alonso non si è fatto scrupolo di virare su un atteggiamento difensivo, con grande pressing degli attaccanti Boniface, Wirtz e Terrier e coi ripiegamenti di Frimpong, nell’ultima partita di Bundesliga pareggiata 1-1 a Monaco di Baviera: “Col Bayern bisogna sacrificarsi ed essere molto ordinati”. I duellanti partono rispettivamente dal 4-0 del Leverkusen in casa del Feyenoord e dall’1-3 del Milan a San Siro col Liverpool. Ma la loro sfida tattica comincia da zero.

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