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De Gea e i rigori parati, la rivincita del portiere che sembrava finito: “Firenze perfetta per me”

Era fermo da oltre un anno, è arrivato in Italia ed in poco tempo è diventato subito protagonista

Firenze – “Started in Spain, made in Manchester, loving it in Italy”. L’essenza della leggenda la riassume lo stesso David de Gea. Trentaquattro anni a novembre, quasi 16 milioni di seguaci soltanto su Instagram eppure rimasto senza squadra per 14 mesi dopo aver vinto praticamente tutto tra Atletico Madrid e Manchester United. “L’ultimo anno ho deciso di rimanere fermo ma mi sono allenato sempre al 100% per essere pronto non appena fosse arrivata l’occasione giusta. Quando mi ha chiesto la Fiorentina, la decisione è stata facile – aveva detto agli inizi di agosto, appena arrivato in viola – Mi sono allenato sempre, tutti giorni a livelli altissimi perché sapevo che volevo tornare a competere ai massimi livelli e non certo ritirarmi. È vero che allenarsi da soli non è uguale che farlo in gruppo, ma sto veramente bene dal punto di vista fisico. Ho avuto altre offerte in questo periodo ma dopo tanti anni in una società al top come il Manchester United non avevo le motivazioni giuste per altri club e ho preferito stare fermo un anno”.

De Gea e i rigori parati

Nella notte magica per la Fiorentina contro il Milan, quella che ha consegnato a Raffaele Palladino la seconda vittoria di fila al Franchi, De Gea è stato l’eroe indiscusso. Ha parato due rigori così come nessun altro ci riusciva da otto anni in Serie A (Marchetti in Carpi-Lazio, 2016), ha evitato l’assalto finale dei rossoneri, ha propiziato anche il raddoppio dei viola con quel lungo lancio agevolato dalla sponda di Kean e rifinito dal gol vittoria di Gudmundsson.

La Fiorentina cercava un punto di forza in porta nella nuova gestione di Palladino. Terracciano, stessa età dello spagnolo, rassicurava ma serviva qualcosa in più. L’occasione con De Gea, che ha scelto il campionato italiano. Nuovi stimoli, la voglia di dimostrare che il tempo del ritiro è ancora lontano, l’arte di attendere, valutare, scegliere, incantare.

De Gea: “Una notte incredibile”

Come ha fatto con Theo Hernandez e Abraham, bravi a cercare l’angolo giusto a fil di palo. Ma prima sulla sua sinistra e poi sulla sua destra, De Gea è volato tra gli occhi increduli dei tifosi viola. “Una notte incredibile, la volevamo regalare ai nostri tifosi”, dirà dopo la partita. E’ anche grazie a lui se i viola hanno ritrovato continuità in campionato con sette punti nelle ultime tre gare (due gol incassati). De Gea vola, esce nell’area piccola, dà sicurezza a tutti, mostra il suo carattere da leader. Qualcuno ha soffiato sull’ipotesi che il portiere sia qui per godersi il clima più che il campo. “Firenze è una città bellissima – la sua risposta – ma io sono qui per il calcio”.

Idee chiare anche sulle nuove regole tattiche, come la ripartenza dal basso che può mettere in difficoltà chiunque. “Un portiere deve avere qualità con i piedi ma penso che la qualità migliore di un numero uno debba essere quella di saper evitare i gol”. Giù il cappello.

Chioccia per far crescere Martinelli

Come nella scelta della Fiorentina: preso da svincolato, contratto annuale intorno al milione di euro (più bonus) con opzione per un altro anno e ingaggio che in quel caso raddoppierebbe. E un progetto alle spalle davvero intrigante: perché il secondo portiere è Terracciano, rimasto nonostante tutto e utilizzato da Palladino per Conference e altre competizioni. Ma il terzo portiere è Tommaso Martinelli, nato nel 2006 quando De Gea era già nella fase finale delle giovanili con l’Atletico Madrid. Martinelli è un talento puro, una promessa, inserito dal Guardian tra i migliori talenti del futuro: la scelta della Fiorentina, d’accordo col giovane portiere, è stata quella di crescere assieme a un campione come lo spagnolo per poi, chissà, prendere il suo posto già la prossima stagione.

Firenze vive una notte da favola, come De Gea. Tornato al top della forma, autore di una prova stellare anche nel ritorno dei playoff di Conference (sul campo dell’Akademia Puskas) dove ha parato di tutto, rigori decisivi compresi. E adesso sogna un po’ di più: con lui tra i pali, un centrocampo ben assortito, Gudmundsson a rifinire e Kean che pare l’altro giocatore ritrovato dopo un lungo pellegrinaggio.

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